Elisabetta II è morta, al suo posto, sul trono, è appena salito Carlo III, che regnerà su circa 150 milioni di cittadini nel mondo, sparsi in alcune nazioni del Commonwealth, che riconoscono il Re del Regno Unito come capo di Stato.
Per chi che come me ha vissuto e lavorato come giornalista in Inghilterra, non è un normale avvicendamento. La corona inglese, i Windsor, sono l’essenza dell’Inghilterra. E non c’è un solo angolo dell’Isola in cui non si respiri, non si tocchi con mano l’importanza della Royal Family. E di Elisabetta, in particolar modo. Non c’è tabloid o notiziario televisivo che non dedichi quotidianamente almeno uno spazio a quel che avviene a Buckingham Palace. Si conoscono le varie vicende che hanno segnato nel bene e nel male la vita della regina.
Buckingham Palace, architettonicamente e non è particolarmente bello se paragonato a qualunque altro edificio reale, sembra uno grosso scatolone, piazzato ai limiti di Saint James Park, e con una freddezza studiata per mantenere volutamente le distanze tra reali e popolo, tra chi comanda e chi è suddito. Nulla a che vedere con il castello di Windsor, a meno di un’ora da Londra, l’altra affascinante, e carica di storia, sede ufficiale della corona che, giustamente, era molto gradita a Elisabetta II.
Ho appreso anche grazie alla collaborazione di colleghi più informati di me e da più tempo in Inghilterra come la regina amasse i Corgi, cani che hanno accompagnato tutta la sua esistenza; che guidava senza patente e viaggiava senza passaporto perché i documenti nel Regno Unito venivano emessi a suo nome; che il suo compleanno non veniva festeggiato il 21 aprile, ma a giugno, durante la sfilata ‘Trooping the colour'. E ancora, l’importanza di interpretare la posizione delle sue variopinte e vezzose borsette nel corso di eventi: se poggiate sul tavolo la visita sarebbe stata breve, se a terra più lunga. E poi il suo nickname... Lilibet, che diventa Sharon per il personale di sicurezza.
Non l’ho mai incontrata personalmente nella mia esperienza nel programma italiano di Radio Spectrum e come corrispondente di alcune testate italiane. Non c’è stata occasione, per la ragione che a Palazzo, per le occasioni speciali, erano ammessi solo grandi giornali e televisioni. L’unica volta che l’ho veduta fu nel 1999. L’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, arrivò a Londra per invitare la sovrana in Italia. Visita che ci fu l’anno successivo. L’Ambasciata Italiana nella capitale inglese, organizzò un pullman sul quale la stampa accreditata salì per raggiungere la base della Royal Air Force, di Northwood, nella contea dello del Middlesex, una zona nel nord-ovest della Grande Londra. Lì attendemmo l’arrivo del Presidente, preceduto dall’atterraggio dell’Air Force Two, con a bordo Madeleine Albright, segretario di Stato degli Stati Uniti, durante il secondo mandato presidenziale di Bill Clinton, che ci passò davanti velocemente senza proferire parola.
Subito dopo fu la volta di Ciampi, subito circondato dai giornalisti. Il Presidente non amava parlare di questioni italiane all’estero, così le domande furono tutte incentrate sull’incontro che di lì a poco avrebbe avuto con la sovrana. Ricevuto le risposte, di nuovo tutti sul bus, verso Londra, direzione Buckingham Palace. Non fu una lunga attesa. Macchine fotografiche e da presa, insieme ai tanti occhi dei cronisti italiani e non, furono rivolti verso l’uscita dal palazzo. Un attimo e da lontano fu possibile cogliere il saluto di commiato tra Elisabetta e Ciampi. Pochi secondi ma sufficienti per arricchire la diretta che stavo facendo per il programma in lingua italiana di Radio Spectrum, emittente che da anni offriva informazioni alla nostra comunità presente in gran parte dell'Inghilterra.
Le dimensioni dell’amore degli inglesi per la loro regina lo compresi nel 2002, in occasione del Giubileo d’Argento. Strade addobbate con l’effige della corona, negozi, mercatini che esponevano t-shirt e felpe con la scritta 50th, tazze da tè e ogni altro tipo di suppellettile con il volto di Elisabetta. Un amore lungo 70 anni, un respiro intenso che ha inodato ogni lembo di questa terra e che ha varcato i confini del Paese. Elisabetta non c’è più, è morta e oggi come ieri non si può fare a meno di dire, God save the Queen. 15 set. 2022
FILIPPO MARFISI
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