Corso laurea in Diritto Ambiente a Lanciano. Sindaci Chieti e Pescara: 'Un doppione'. Rettore Teramo: 'Unico in Italia'

Si profila, ora, una vera e propria "guerra" per... l'università.

Tutto parte dal fatto che l'ateneo di Teramo ha istituito, a Lanciano, e prenderà il via il prossimo anno, il corso di laurea in Diritto all’Ambiente e dell'Energia. "Un evidente sconfinamento territoriale, - secondo i sindaci di Chieti, Diego Ferrara, e di Pescara, Carlo Masci, che sono insorti, indignati - visto che Lanciano fa parte della provincia di Chieti" ma soprattutto che, con questa novità, secondo loro, "si andrebbe a duplicare un percorso di studi che già esiste ed è appunto garantito dall'Università "d'Annunzio" di Chieti-Pescara". I due primi cittadini hanno anche accusato la Regione Abruzzo, che ha dato l'avallo e finanzia.

Ieri è stato stipulato l'accordo fra Regione, Università di Teramo e Comune di Lanciano. La Regione sostiene l'iniziativa per due cicli di tre anni ciascuno, con un contributo economico complessivo di 1,5 milioni di euro che per il primo ciclo di studi è pari a 900mila euro. Tali risorse sono state determinate e assicurate dall'approvazione da parte del Consiglio regionale del Bilancio di previsione 2023-2025.
 
"Non possiamo non manifestare preoccupazione per l'istituzione del nuovo corso a Lanciano, - scrivono in una nota congiunta Masci e Ferrara - per il quale la Regione ha già disposto un protocollo con l’ateneo attraverso  delibera di giunta e stanziato risorse, il tutto forse senza valutare appieno le conseguenze che la scelta di istituire tale indirizzo di studi, a soli 30 chilometri di distanza dal nostro ateneo e nel medesimo contesto territoriale, avrebbe potuto arrecare al comprensorio di Chieti e Pescara, su cui insiste già il corso Segi, Scienze dei servizi giuridici dell'Università "d'Annunzio", attivo da vent’anni".
 
I due primi cittadini temono "un calo di iscrizioni". "Ci duole - incalzano - di non aver potuto rappresentare personalmente il punto di vista delle nostre città che vivono, entrambe, anche dell’economia prodotta dalla presenza dell'ateneo e che, di conseguenza, subiranno di certo un danno con l’istituzione di questo corso, perché la somiglianza degli indirizzi potrebbe comportare una contrazione del numero degli iscritti al Segi, con pregiudizio economico non solo per l'amministrazione universitaria, ma anche per i nostri rispettivi territori e l’indotto legato alla presenza degli studenti. Se fossimo stati consultati, avremmo potuto rappresentare alla Regione anche il fatto che la nostra classe di laurea L14 avrebbe potuto giocare un ruolo strategico, se l’obiettivo era quello di potenziare la presenza di istituti formativi sul territorio, perché ha peraltro ricevuto ottime valutazioni a livello nazionale, collocandosi nelle posizioni di vertice nelle più recenti classifiche del Censis in cui risultiamo quarti dopo gli atenei di Trento, Milano e Torino e riportando il costante apprezzamento da parte degli studenti".
 
E annunciano: "Porteremo avanti questa comune mobilitazione, anche formalmente, di fronte al Ministero e al Consiglio Universitario Nazionale, che deve ancora dare il suo avallo. Abbiamo unito le forze a difesa di un ateneo che è il maggiore d’Abruzzo, con i suoi 23.000 iscritti, e che fino a oggi dalla Regione non ha ottenuto investimenti né in termini formativi, né per servizi alla popolazione studentesca, in modo da poter risultare ulteriormente attrattivo".
 
Ferrara e Masci si augurano, infine, che "le scelte, soprattutto quelle così importanti perché riguardano la formazione dei nostri giovani, vengano adottate con un metodo capace di produrre crescita e sviluppo diffuso e senza ipoteche per nessuno".
 
Il rettore dell'Università di Teramo, Dino Mastrocola, ad Abruzzolive.tv, dice: "I sindaci confondono la classe L14, ossia un corso di studi di durata triennale alla fine del quale si ottiene la laurea in Scienze dei Servizi Giuridici, con questo specifico corso di laurea, che è unico in Italia. Tra l'altro - rimarca - per quanto riguarda i Servizi giuridici e Giurisprudenza, Teramo, storicamente, è l'unico polo completo che esiste in regione. E - puntualizza -, in questa circostanza, non c'è stata nessuna esclusione dell'Università di Chieti-Pescara. Quando la Regione ci ha chiesto di istituire il corso, abbiamo interessato anche la "d'Annunzio", per creare un corso inter-ateneo. Ma il rettore Sergio Caputi ci ha fatto sapere, dopo un po',  che da parte loro non c'erano le condizioni per operare e abbiamo portato poi la questione in Crui (Conferenza dei Rettori delle Universita italiane)". 
 
Replica il sindaco di Lanciano, Filippo Paolini: "Le affermazioni dei sindaci di Chieti e Pescara sono fuori di ogni logica e denotano un vecchio campanilismo che non dovrebbe essere più attuale. Anzitutto reclamare una superiorità culturale da parte delle due città non ha alcun senso. Infatti una certa "delocalizzazione" di istituzioni universitarie, è già presente in altre regioni italiane. Poi, Lanciano, sotto il profilo culturale e sociale non ha nulla da invidiare a Chieti e a Pescara. Inoltre a Lanciano esiste già da decenni un Consorzio universitario e, nella vicina Fossacesia c'è un Corso di laurea ad indirizzo turistico, sempre dell'ateneo di Teramo". 13 gen. 2023
 
SERENA GIANNICO
 
@RIPRODUZIONE VIETATA
totale visualizzazioni: 1580

Condividi l'Articolo