Coronavirus. Ospedale Lanciano. Schael a Pupillo: 'A Chieti non abbiamo più posti per casi disperati'

"Dovermi difendere, essere trattato da criminale perché sono alla ricerca di tutte le soluzioni possibili per salvare due vite, è davvero il risvolto più increscioso e disgustoso legato all'emergenza Coronavirus".

E' il primo, duro commento del direttore generale della Asl, Thomas Schael, all'attacco del sindaco di Lanciano, Mario Pupillo, per avere trasferito due letti dalla Rianimazione del "Renzetti" all'ospedale di Chieti.

"Mentre si corre a cercare soluzioni - prosegue - perché i posti sono esauriti nell'ospedale che tratta i pazienti più gravi, buttarla in guerra di campanile è squallido, perché oltraggia quei malati che possono avere una speranza di salvarsi. Non abbiamo più posti per i casi disperati, non possiamo più accettarne, mentre alla Rianimazione di Lanciano su sei posti disponibili ne erano occupati solo tre. Dov'è dunque l'oltraggio? E' giusto che i cittadini di Lanciano sappiano che chiunque di loro, nel malaugurato caso, dovesse avere bisogno di supporto respiratorio per contagio da Coronavirus, dovrà essere portato a Chieti, perché la Terapia intensiva del Renzetti è riservata a pazienti in condizioni critiche a causa di altre patologie. E a quel punto sarebbero felici di sapere che a Lanciano ci sono posti inutilizzati e che a Chieti non possiamo accoglierli?"

"Siamo in un'emergenza gravissima e la decisione di spostare temporaneamente due letti è stata presa in presenza del primario della Rianimazione di Lanciano. Perciò mi indigna e mi offende profondamente essere trattato come un predatore. Ho profondo rispetto per tutti i cittadini di questa provincia, con una squadra generosa stiamo lavorando da settimane senza sosta per fare fronte all'onda di contagi senza farci travolgere; c'è un impegno coscienzioso e serio da parte di tutti per trovare le soluzioni migliori, con un unico obiettivo: curare i malati e salvare vite. Rispondo sempre delle mie azioni, ne ho piena coscienza e le sostengo. Chi la butta in caciara con altri intenti e fa levare la voce dello sdegno a difesa dell'indifendibile, in un momento nel quale siamo tutti appesi a un filo, ne risponda allo stesso modo davanti alla comunità. Io la guerra la faccio al virus, non alle città".

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