Sevel. Turni ridotti e contratti cancellati. 'Una doccia fredda...' e 'situazione pericolosa'

Una "doccia fredda": così i sindacati definiscono quanto si è concretizzato in queste ore in Sevel ad Atessa (Ch).

L'azienda ha comunicato che i turni subiranno una contrazione: dai 18 attuali si tornerà ai 15 di una volta; che i circa 650 trasfertisti presenti rientreranno nelle fabbriche di provenienza e che 300 contratti interinali non saranno riconfermati, dopo i 150 già cancellati nei mesi passati.

Uno tsunami, dopo una miriade di preoccupazioni. "La crisi di approvvigionamento dei microchip rende oramai inaccettabile l’atteggiamento di inerzia del ministero dello Sviluppo economico, che nonostante le ripetute sollecitazioni non si decide a riconvocare il tavolo di confronto con Stellantis insediato a giugno", dichiarano Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, e Gianluca Ficco, segretario Uilm responsabile del settore auto. "Non senza fatica a giugno - affermano - eravamo riusciti ad aprire un confronto sul futuro piano industriale con il nuovo management di Stellantis, a trazione già francese. Nel mese di luglio abbiamo poi raggiunto un accordo importantissimo per Melfi, con missioni produttive sul lungo periodo, e infine abbiamo ottenuto l’impegno a fare in Italia la nuova gigafactory, precisamente a Termoli. Ma resta da discutere il futuro di tutti gli altri stabilimenti italiani. Abbiamo scritto al ministro Giorgetti - proseguono - per chiedere la ripresa immediata del confronto e per segnalare che la crisi di approvvigionamento dei microchip sta colpendo molto duramente le fabbriche italiane, da ultimo la Sevel. Ciò provoca nell’immediato un problema salariale e in prospettiva può comportare pesanti rischi occupazionali e industriali, giacché la situazione di difficoltà delle forniture dovrebbe durare probabilmente fino a primavera".

"Tutti i lavoratori in Sevel  - dicono, in una nota congiunta, Francesca Re David, segretaria generale Fiom e Michele De Palma, Fiom Napoli e responsabile automotive - hanno garantito la produzione dei veicoli commerciali leggeri in un mercato in forte espansione, ma oggi è arrivata la... stangata. Il problema di approvvigionamento di componenti deve essere chiarito perché riguarda tutto il settore dell’automotive, ma sembra ormai chiaro che lo stabilimento di Gliwice, in Polonia, stia determinando anche nuove strategie da parte di Stellantis, la quale, riorganizzando le produzioni, mette a rischio la crescita di Sevel e dell’indotto. E’ urgente - afferma Fiom - stabilizzare i precari e avviare un contratto di espansione per favorire l’aggancio alla pensione dei più anziani". Inoltre "il Governo non può più fare da spettatore mentre l’industriadell’automotive precipita. Urge la riapertura del confronto con i ministeri competenti e con il presidente del Consiglio". Per la Fiom non c’è più tempo: "occorre convocare le assemblee con le lavoratrici e i lavoratori, mettere in campo iniziative di lotta fino allo sciopero, nell'unità sindacale". 

"Negli ultimi mesi - evidenzia Domenico Bologna, Fim Cisl Abruzzo e Molise - e nonostante la variante delta del Covid, grazie alle vaccinazioni si intravedevano i primi risultati di ripresa economica globale, ma il continuo innalzamento dei prezzi delle materie prime, la stangata sulle bollette dell’energia senza precedenti a famiglie e imprese, i costi per la fornitura di gas naturale in aumento, la mancanza di infrastrutture regionali, ci sta facendo scoprire un Paese estremamente fragile. Dopo decenni che hanno visto lo stabilimento Sevel in continua crescita, ora si cambia. Questa situazione desta molta preoccupazione sia per la tenuta del sistema, sia perle ripercussioni che tale scelta potrebbero portare alle imprese dell'indotto. Il Governo regionale e nazionale oggi più che mai sono chiamati a trovare soluzioni condivise al fine di continuare a garantire i livelli occupazionali". 

Romeo Pasquarelli, Usb Sevel, e Fabio Cocco, responsabile Lavoro Privato Usb Abruzzo ritengono "inaccettabili questi licenziamenti" e "pericolosa per tutti la situazione" e credono "che l’unica alternativa sia di mettere in moto un’organizzazione della produzione che mantenga questi lavoratori all’interno dello stabilimento, per i quali da anni viene chiesta la stabilizzazione. Le soluzioni - proseguono - ci sono, anche solidaristiche, serve solo la volontà di metterle in atto, e la politica deve farsi carico di quanto accade e non chiudersi, come sta facendo, in un silenzio assurdo e complice".
"Da anni - ricordano - proponiamo di avviare una politica di riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario ma ci scontriamo contro un muro invalicabile che mette a nudo un cieco allineamento ad un sistema capitalistico vorace che non tiene a cuore le sorti delle persone e di un territorio importante come quello della Val Di Sangro.
La Sevel deve ritirare questo provvedimento ed aprire un tavolo con tutti i sindacati. Siamo pronti anche al ricorso ad azioni di mobilitazione perché sta accadendo qualcosa che inciderà pesantemente anche sul futuro e non ci limiteremo ad accettare gli eventi supinamente". 15 sett. 2021

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