"Abbiamo aperto la procedura di raffreddamento, siamo pronti allo sciopero e allo stop delle produzioni nell'unico stabilimento del gruppo Stellantis che sta operando a pieno regime". Il segretario nazionale Fim Cisl, Ferdinando Uliano, racconta così la situazione all’interno dello stabilimento Sevel di Atessa (Ch).
"Il nostro - spiega - non è un comportamento irresponsabile è l'esatto opposto. Non vogliamo essere presi in giro; non è mai successo nella storia dello stabilimento del Ducato che ad una crescita dei volumi produttivi corrispondesse una diminuzione degli occupati stabili e un aumento dei precari. Mai, né con Fiat né con Fca". Dalla nascita di Stellantis già tanti i contratti, per lo più in somministrazione, non prorogati: in 130 sono già andati a casa e altri 80 contratti in scadenza a settembre quasi certamente non verranno rinnovati. Ma il timore è che saltino anche 625 contratti in staff leasing, perché Stellantis pare non voglia sentir parlare di stabilizzazione e di assunzioni.
"E' una situazione - osserva Uliano - che non è più accettabile. Si sono incrementati turni da 15 a 17, fino ad arrivare a 18 e la previsione per quest'anno è di andare oltre 300.000 veicoli commerciali prodotti, risultato come al solito incredibile nella storia di Sevel. E Stellantis che fa? Ha ridotto i lavoratori interni e aumentato i trasfertisti". Cioè si serve di operai fatti arrivare da Melfi, Cassino, Pomigliano e anche da Termoli.
Uliano espone "due numeri per comprendere l'assurdità di questa situazione: nel 2016 si sono prodotti 290.000 furgoni e i lavoratori Sevel a tempo indeterminato erano 6.059; nel 2021 si andrà oltre 300.000 veicoli e i lavoratori Sevel sono 5.670 e i somministrati sono attualmente 705. Nei mesi scorsi - ricorda - abbiamo sollecitato il gruppo italo-francese ad assumere questi ultimi lavoratori: non abbiamo avuto risposte positive. Il tempo è scaduto, il conto alla rovescia è partito". Se il gruppo industriale italo-francese non cambia... marcia, braccia incrociate e fermo produzioni. "Ci saranno a breve due incontri - aggiunge Domenico Bologna, Fim Cisl -, ma non penso che avremo quanto chiediamo. qui dobbiamo difendere la fabbrica e anche l'indotto, altrimenti si rischia...". 28 lug. 2021
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