Lanciano. Sgombero Faist. Acerbo: 'Il questore va rimosso'. E D'Alessandro porta la vicenda in Parlamento

Questura di Chieti nella bufera per lo sgombero della Faist di Lanciano (Ch), avvenuta ieri, nottetempo.

Una decina di poliziotti è piombata nello stabilimento, presidiato dai dipendenti che stavano difendendo il proprio posto, dato che erano state avviate le procedure di licenziamento. Hanno fatto spostare i lavoratori e i sindacalisti presenti, e hanno fatto uscire i tir su cui la proprietà aveva caricato apparecchi e macchinari per le lavorazioni, che sono stati trasferiti in Umbria. Le forze dell'ordine hanno poi fatto da scorta agli autoarticolati di un'azienda privata.

"Una situazione paradossale - tuona Domenico Bologna, Fim Cisl Abruzzo e Molise - come incommentabili sono le dichiarazioni del questore di Chieti, Ruggiero Borzacchiello".  Il quale, da quanto dichiarato, ha spedito gli agenti dopo "la richiesta arrivata dall'azienda che ci ha rappresentato la situazione dicendo che c'erano dipendenti che impedivano l'accesso dei mezzi". "Era una protesta pacifica - ribadisce Bologna -. Mai visto sit-in così pacato".

Lapidario, in una nota, Maurizio Acerbo, segretario nazionale Rifondazione Comunista - Sinistra Europea. "Il questore di Chieti, che ha avuto un comportamento vergognoso contro i lavoratori, va rimosso e i parlamentari abruzzesi dovrebbero inondare di interrogazioni il ministro degli interni - dichiara -. Le parole con cui ha giustificato anzi si è vantato dello sgombero sono gravissime, figlie del clima che si respira da troppi anni nel nostro Paese in cui i diritti dei lavoratori ormai si possono calpestare impunemente.  Siamo tornati ai tempi in cui le forze dell'ordine e lo stato erano schierati a difesa del padrone. La polizia - prosegue - si è intromessa in una vertenza sindacale che si era appena aperta pregiudicandone l'esito. Per il 17 era convocato il tavolo azienda-sindacati presso la Prefettura. Consentendo ai tir di portare via i macchinari il questore ha in pratica delegittimato il corretto confronto sindacale. Era in atto la difesa di un diritto - quello al lavoro - sancito dalla Costituzione, che viene ben prima degli interessi dell'impresa a delocalizzare".

E il deputato abruzzese di Italia Viva, Camillo D'Alessandro, ha deciso di preparare un'interrogazione. "Nello sfregio di ogni regola prevista sulle procedure di licenziamento collettivo - afferma in un documento - la Faist ha rimosso macchinari ed impianti,  abbandonando i lavoratori al proprio destino, purtroppo nella assenza di una iniziativa della Prefettura di Chieti, che se ci fosse stata probabilmente si sarebbe evitato almeno  l'intervento delle forze dell'ordine, che lascia l'amaro in bocca. Incomprensibile - prosegue D'Alessandro - la chiusura della Prefettura di Chieti, rispetto al grido dei lavoratori. Porto il caso in Parlamento con plurime interrogazioni, che riguarderanno i ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico, ma sopratutto chiederò conto al ministero dell'Interno. Io stesso ho chiamato il prefetto che era fuori sede, ma la Prefettura doveva ricevere i lavoratori e tentare mediazione possibile". 

"Il caso Faist - conclude - deve diventare nazionale, forse se fosse stata una azienda con centinaia di lavoratori ci sarebbe stata una attenzione diversa e ciò rende la vicenda ancora più grave. A chi si dovrebbero appellare i lavoratori di stabilimenti con poche unità se non allo Stato? Tra l'altro siamo di fronte a palesi violazioni di norme del diritto del lavoro e delle relazioni sindacali - conclude -. Da oggi ognuno può venire in Abruzzo, andarsene , prendersi i macchinari, non rispettare le regole?Secondo me no".

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