Gli impianti sciistici non riapriranno prima del 15 febbraio, questa la decisione del Governo.
E il presidente del Consorzio Ski Pass Alto Sangro, Bonaventura Margadonna, contastando il provvedimento, dice la sua: "Non riusciamo a capire su quali riscontri scientifici si continuano a tenere fermi i comprensori sciistici, visto che dall'8 marzo dello scorso anno sono chiusi. Non siamo noi la bomba dell'epidemia".
Gli impianti di risalita avrebbero dovuto riaprire lunedì 18 gennaio.
Il comprensorio di Roccaraso e Rivisondoli (Aq) è il più grande dell'Italia centro-meridionale, a 1.250 metri sugli altopiani maggiori d’Abruzzo, tra il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco nazionale della Majella. Si tratta di un bacino sciistico (Aremogna-Pizzalto-Monte Pratello) con 28 impianti di vario tipo, due cabinovie per circa 100 chilometri di piste.
"In questo modo si sta decretando la morte dell’Abruzzo interno e dell'intero sistema economico che vive con l'economia della neve - prosegue Margadonna -. I dati parlano chiaro: su una popolazione di 15 mila residenti nel centro d’Abruzzo, in 1.500 lavorano grazie alle attività del comprensorio sciistico Roccaraso-Rivisondoli. Siamo a un passo dal tracollo e, se non faranno riaprire al più presto, per le popolazioni della montagna sarà la fine. Se non si permetterà a tutti di tornare a sciare, questa zona diventerà rossa, non per la pandemia, ma per il disastro economico provocato dalle aziende costrette a chiudere".
Il comprensorio di Roccaraso, con la Sifatt che gestisce gli impianti di risalita dell'Aremogna, è comunque uno dei pochi in Italia che tiene aperti buona parte degli impianti per consentire agli atleti di allenarsi. "Un ulteriore sforzo economico che sta facendo la Sifatt per garantire un servizio essenziale per far crescere il movimento sciistico agonistico italiano", conclude Margadonna. 19 genn. 2021
Iaia Fioretti
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