"Nel primo trimestre del 2019 le esportazioni dell'Abruzzo ammontavano a 2.184 milioni di euro; un anno dopo siamo a quota 2.062, con una flessione di 122 milioni. In percentuale, la caduta è stata del 5,6%, dato triplo di quello nazionale dove il calo è dell'1,9%. Si tratta insomma del peggior risultato degli ultimi dieci anni".
L'indagine realizzata per la Cna Abruzzo da Aldo Ronci, su dati Istat. Nei fatti, mai così male nell'ultimo decennio l'export regionale. Settori dolenti: l'automotive del Chietino e la moda nel Teramano. Segnali positivi dal comparto farmaceutico dell'Aquilano che tiene a galla da solo tutti gli altri settori messi insieme, si disimpegna abbastanza bene anche l'agroalimentare.
Il punto negativo più evidente resta quello relativo alla produzione dei mezzi di trasporto. La caduta del comparto più forte presente in Abruzzo (128 milioni in meno) può essere in parte spiegata con la chiusura dell'azienda di riferimento, la Sevel in Val di Sangro, dalla metà di marzo a metà maggio.
I dati sono chiari: mentre in Abruzzo la flessione nel settore dei mezzi di trasporto è stata dell'11,3%, a livello nazionale la caduta nello stesso comparto è stata di circa la metà, ossia 6,2%. E' una perdita notevole alla quale fa da contrappeso, come si scriveva sopra, la performance - tra gli altri settori pure pesantemente penalizzati (- 83 milioni) - del solo polo farmaceutico, quasi tutto localizzato nell'Aquilano: 148,3% in più, sei volte tanto quello nazionale (24,1%) e 89 milioni di incremento, frutto soprattutto dell'imponente sbarco sul mercato a stelle e strisce della Dompè.
Nell’analisi di Ronci anche la suddivisione per province: "Molto bene L'Aquila, con 103 milioni in più; in linea di galleggiamento Pescara, con un milione in più; male il Teramano con 48 milioni in meno; a fondo il Chietino con un decremento di 178 milioni". Le sole attività - farmaceutico a parte - che hanno conseguito incrementi sono state le apparecchiature elettroniche (+11), gli apparecchi elettrici (+3) e i prodotti chimici (+2), l'agro-alimentare (+11). Male invece abbigliamento (-44, ma dei quali ben 36 persi nel territorio leader, il Teramano), macchine e apparecchi (-32), prodotti in metallo (-10) e articoli in gomma e plastica (-9). I dati però potranno avere anche valori peggiori quando sarà possibile avere i risultati in cifre del trimestre aprile-giugno (marzo ha "scontato" solo 20 giorni di lockdown mentre aprile interamente, e maggio e giugno l'ipotetica ripresa).
"Per riuscire a dare una scossa e stimolare il nostro sistema produttivo, formato per il 96% da microimprese che impiegano il 55% degli occupati, bisogna mettere a loro disposizione servizi e risorse capaci di introdurre innovazione per migliorarne la competitività. E' un problema nazionale, certo, ma anche della Regione", questa l’analisi del presidente regionale di Cna, Savino Saraceni.
Alessandro Di Matteo
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