"E' dall'8 marzo che siamo fermi. Da allora non entra un euro in cassa. Le bollette arrivano, però, e ci siamo dovuti occupare della manutenzione del locale, necessaria. Avevamo prenotazioni, fatte dal 2018, per tutta l'estate, per cerimonie, matrimoni e comunioni. Tutto cancellato".
Marco Caldora, che col fratello gemello Luca, manda avanti, nel territorio di Rocca San Giovanni (Ch), l'omonimo e affermato ristorante di famiglia, rimarca il momento drammatico del settore turistico. Messo in ginocchio dal coronavirus. "Finora - spiega - non abbiamo avuto alcun aiuto a livello finanziario e i dipendenti sono ancora in attesa della cassa integrazione. Abbiamo il locale chiuso ma la fattura da 700 euro dell’Enel, solo per le spese fisse, è stata puntuale. Ci siamo organizzati nella gestione degli spazi. Sappiamo già che dentro invece degli usuali 20 tavoli, ce ne saranno 10. Nella zona esterna, si passerà al 40%, nel rispetto del distanziamento sociale. Ma, ripeto, siamo in attesa della comunicazione ufficiale. Rapporto occupazionale: il personale sarà ridotto, basteranno quattro dipendenti; quindi tre in meno. Continueremo a mantenere alta la qualità del servizio, come sempre, e proporremo la carta dei vini delle cantine del territorio. Puntiamo sui prodotti a km 0. Per la tutela dei dipendenti, già abbiamo acquistato copricapo, mascherine, igienizzanti per le mani, guanti. In cucina abbiamo diviso gli ambienti, per non creare caos nel muoverci".
"C'è voglia di riaprire - prosegue -, di rimettersi all'opera. Ma ancora si naviga nell'incertezza. Tra le incognite. Vero che vogliono introdurre mini barriere in plexiglass? E poi i clienti torneranno tranquillamente? O avranno terrore del Covid? La pandemia fa paura... Non sarà una stagione facile, ma bisogna ricominciare. Ci rimboccheremo le maniche, come al solito...". E via tra i fornelli, tra un brodetto e antipastini di mare. Poi un velo di tristezza. "La pista ciclabile - osserva - è stata realizzata; ora è pronta, con tanto di investimento, ed invece appare vuota. Questo doveva essere l'anno della sua inaugurazione".
Sono in fermento i ristoratori della Costa dei trabocchi, in attesa di certezze su come bisognerà muoversi per poter lavorare non appena ci sarà l'ok del Governo. "Una situazione senza precedenti - afferma Marco Della Penna, direttore dell’Hotel Levante a Fossacesia (Ch) – ed è difficile fare previsioni. Ora che gli effetti del lockdown iniziano a dare gli esiti sperati, è immaginabile una ripresa turistica principalmente fatta di flussi provenienti dalle regioni vicine, non appena sarà consentito, e dallo stesso Abruzzo. Questo re-inizio però non può essere slegato dalla definizione di un protocollo sanitario chiaro e preciso, che permetta a noi operatori di predisporre al meglio le strutture, in modo da organizzare ed offrire servizi in massima sicurezza. Come tutte le attività del settore, siamo da sempre sottoposti ad un rigido e scrupoloso piano di autocontrollo, sia dal punto di vista igienico che in materia di sicurezza. Abbiamo già provveduto alla sanificazione e disinfezione di tutti gli ambienti, sia interni che esterni; sistemato a distanza di sicurezza i tavoli della breakfast-room, così come quelli del ristorante, diminuendone la capienza; ci siamo approvvigionati di dispositivi di protezione individuale, come guanti e mascherine, e dotati di dispenser per l’erogazione di soluzione igienizzante per le mani. Resta aperta ancora la questione relativa alle tasse, auspichiamo in tal senso una immediata moratoria, a cominciare dai tributi locali, come Imu, Tari, Cosap, imposta sulla pubblicità e altri, in quanto, a causa della limitazione degli spostamenti e non potendo fruire appieno degli spazi disponibili, si è ridotta la redditività dell’impresa. Infine, - puntualizza - permane un totale silenzio da parte delle autorità per ciò che concerne gli stabilimenti balneari, quali norme bisognerà rispettare e quali protocolli adottare per allestire le spiagge e organizzare i servizi annessi. In questi giorni continuiamo a ricevere richieste di informazioni e disponibilità per il lido, ma non possiamo al momento assicurare alcunché".
Tavolini al sole, consumazione di cibo all’aperto: a pochi passi dal mare ecco il bar-ristorante pizzeria "Da Rocco", sul primo tratto del lungomare nord a Fossacesia. L’attività si prepara alla riapertura del primo giugno. "Attrezzarsi non è un problema - spiega il titolare del locale Rocco Marchegiano, che intanto lavora con l'asporto -. Ma mi sembra che non ci siano ancora idee chiare da parte del Governo. Da parte nostra – continua Marchegiano - abbiamo già provveduto a far montare i plexiglass per la protezione dei dipendenti e dei clienti. I locali sono stati sanificati, anche se questa operazione veniva già svolta tutte le settimane. I coperti sono stati ridotti, quindi il numero dei tavoli è diminuito. Considerato che bisogna fare il più possibile i servizi all'esterno, abbiamo inoltrato già la pratica al nostro Comune per ampliare il dehor, così da realizzarvi anche un angolo bar. Se ci verrà concesso, sposteremo il servizio colazione lì dentro, in modo che nelle belle giornate si potrà prendere un caffè all'aria aperta, nel rigoroso rispetto delle distanze. Sicuramente i problemi il virus li ha creati, ma è altrettanto vero che ci siamo trovati con il Governo più debole della storia d'Italia. Per concludere, noi siamo pronti per partire!”.
Novità anche per il "Chiosco", caratteristico punto ristoro sulla spiaggia a Fossacesia. "Pensiamo di offrire il servizio da asporto e self- service, con tavoli distanti - annuncia la titolare Franca Festa.
"Non vediamo l’ora di poter tornare al nostro quotidiano, rispettando appieno le indicazioni che ci verranno impartite", dichiara Rolando Suriano, titolare del ristorante "Il Gallo Bianco" di Vasto (Ch). "Durante - prosegue - siamo stati chiusi e non abbiamo attivato le consegne a domicilio, ma siamo pronti ad adeguarci alle nuove esigenze e alle regole che conterranno le linee guida del Governo, anche se penso che i miei coperti verrebbero dimezzati". "Sarei felicissimo di poter riaprire in qualsiasi momento e di tornare ad accogliere i clienti", è il primo pensiero di Antonio Caruso, titolare del “Mamitas” di Vasto Marina, ristorante e luogo da sempre frequentato per le festose serate a tema. "Attendo con trepidazione le linee guida per poter sistemare al meglio il locale e ripartire".
Da San Vito Chietino, Carlo de Sanctis, titolare de "L'Angolino da Filippo", spiega: "Stiamo preparando il locale attenendoci alle nuove norme. Visto che il locale è suddiviso in tre sale abbiamo ridotto il numero dei tavoli arrivando alla distanza di due metri l’uno dall’altro. In cucina ci sono regole diverse per il personale, con tutte le tutele del caso". Antonio De Sanctis, col figlio Filippo manda avanti "SottoSale" ed "Essenza". "Le prospettive non sono allettanti – dice Antonio -. Il guaio sono le distanze: se saranno di un metro perderò 50 tavoli su 100, se di due arrivo al 60%. E’ demoralizzante. Col colera del 1973 all'"Hotel Garden" non venne nessuno e l’anno dopo non aprimmo. Il Covid è più drammatico".
"Secondo me - dichiara Adriano D'Ovidio, titolare del ristorante e albergo "La Furnacelle" a Lanciano (Ch) - tanti locali, dopo il lockdown, non ce la faranno a riavviarsi. Siamo penalizzati e per nulla tutelati dallo Stato. Dal momento in cui ci è stata imposta la chiusura, siamo stati lasciati da soli. Noi stiamo andando avanti con un po' di asporto, ma non arrivano tante richieste. E, per quanto riguarda i prossimi mesi, saranno davvero... caldi, e imprevedibili. Dovrebbero almeno agevolarci con il taglio di tasse e imposte".
A cura di Maria Isabel Aganippe, Linda Caravaggio, Stefano Suriani
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