Coronavirus. 'In molte aziende ignorate le misure anti Covid': malcontento tra lavoratori in Val di Sangro

Cambio degli orari e tavoli messi a scacchiera nelle mense per limitare la concentrazione dei lavoratori. Modifica delle pause collettive. Pulizia dei locali con prodotti a base di alcol; intensificazione dei cicli di igienizzazione di bagni, aree relax e mense. Sono i primi provvedimenti presi nello stabilimento Sevel di Atessa (Ch), dopo l'ennesimo decreto anti Covid 19 emanato, nelle scorse ore, dal premier Giuseppe Conte. Lo comunicano Fim, Fiom, Uilm e Fismic, dopo l'ultimo incontro avuto con la direzione dell'azienda del Ducato. 

Da attuare, poi, lo sdoppiamento delle linee nel reparto montaggio (funzioneranno una per volta). "E' stato chiesto - dicono i sindacati - anche il rispetto di almeno un metro di distanza fra le postazioni di lavoro, così come previsto dal decreto. Inoltre sono state contattate le Regioni Molise e Abruzzo per regolarizzare i flussi sui pullman. Sospese le navette, a disposizione solo dei lavoratori che hanno problemi di deambulazione". 
"I responsabili della sala medica di Sevel - viene aggiunto - ci confermano che ad oggi non ci sono dipendenti Sevel in quarantena".

Ma i lavoratori Sevel, anche sui social, chiedono "misure anti-contagio immediate". "Si è perso fin troppo tempo - dichiarano a gran voce -. Che stiamo aspettando?"

Cresce il malumore anche in altri stabilimenti della Val di Sangro, siti nei quali l'emergenza Coronavirus è stata finora completamente ignorata. Ci sono realtà produttive nelle quali nessuna cautela è stata adottata, dove non esistono condizioni igienico-sanitarie decenti e non si è proceduto neppure alla sanificazione dei locali.

In campo Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione comunista, che ha scritto al prefetto di Chieti e alla Direzione provinciale del Lavoro di Chieti. "Mi segnalano - spiega nella lettera - che in Sevel, realtà con 6.200 dipendenti, mancano igienizzanti, mascherine e guanti. Non viene garantita neanche la norma precauzionale del metro di distanza. Inoltre molti arrivano con autobus affollati. Una situazione che non riguarda solo lo stabilimento Sevel ma la quasi totalità dei luoghi di lavoro. Sollecito l'adozione di provvedimenti volti al pieno rispetto dei decreti adottati, e laddove ciò non sia possibile si richiede la sospensione del lavoro".

La Fiom-Cgil, con il segretario provinciale Andrea De Lutis, dice: "Il Governo, ancora una volta, ha deciso di non decidere sulla regolamentazione delle attività lavorative, in modo particolare delle fabbriche. Chi non ha mai lavorato in fabbrica non può sapere che in alcune aziende è difficile mantenere un metro di distanza, come sulle catene di montaggio e non solo. Chi non conosce le fabbriche non sa che è difficile rispettare le distanze negli spogliatoi, nelle mense o nei locali adibiti al ristoro. Non sa che molti lavoratori devono alzarsi alle 4 di mattina e attraversare almeno due regioni viaggiando anche per due ore con autobus che non consentono il rispetto delle distanze, altro che autocertificazione. Le fabbriche non sono un porto franco. Il provvedimento del Governo non tiene conto delle condizioni di lavoro e soprattutto non ha predisposto un ammortizzatore sociale specifico". 

Nicola Manzi, segretario Uilm Chieti-Pescara, afferma: "Le aziende metalmeccaniche debbono attenersi alle disposizioni emanate dal Governo ed applicarle". "Bloccare le fabbriche se non si rispettano le prescrizioni", butta lì la Fim Cisl nazionale.

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