Cartelli di protesta con sopra scritto "Vogliamo lavorare". Sit-in questa mattina dei dipendenti della Esplodenti Sabino di Casalbordino (Ch) esasperati dal fermo produttivo che si protrae da lungo tempo.
L'azienda, che si occupa di smaltimento di materiali esplosivi e di delimitarizzazione, è chiusa dal 21 dicembre scorso, quando uno scoppio, su cui la magistratura sta cercando di far luce, causò tre morti. Persero la vita Carlo Spinelli, Nicola Colameo e Paolo Pepe. I tre stavano spostando una cassa, che sembra contenesse razzi di segnalazione. Poi la deflagrazione, che li ha uccisi sul colpo, e che, a distanza di tre mesi, appare ancora avvolto nel mistero. Procede la Procura di Vasto (Ch). Il sito industriale è sequestrato. Tre sott'inchiesta per l'accaduto: il titolare Gianluca Salvatore e i dirigenti Stefano Stivaletta e Giustiniano Tiberio. A tutti viene contestato l'omicidio, il disastro e il danno colposo
I lavoratori, che da allora sono a casa, nei giorni scorsi hanno ottenuto la cassa integrazione che li coprirà, per 13 settimane, fino al prossimo 17 aprile. Ma vogliono capire quando lo stabilimento potrà ripartire. "Versiamo in condizioni drammatiche - spiegano -. Vogliamo che le attività riprendano. Non possiamo restare ancora nell'incertezza". 11 marzo 2021
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Foto Andrea Franco Colacioppo