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Venivano sfruttati per la raccolta di uva e olive e alloggiati in una fredda bettola, con pareti ammuffite e pavimenti sconnessi. Due le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale di Lanciano (Ch), Massimo Canosa, su richiesta del pm Francesco Carusi, ed eseguite dalla compagnia carabinieri di Atessa (Ch) al termine di una certosina inchiesta.

L’operazione è scattata su una vasta area nei comuni di Fossacesia e Mozzagrogna (Ch) nelle prime ore dello scorso 29 ottobre e ha visto l’impiego di oltre venti militari, tra cui personale del Nucleo carabinieri Ispettorato del Lavoro di Chieti, del quinto Nucleo elicotteri carabinieri di Pescara, con  l’ausilio dell’Ispettorato del Lavoro di Chieti.

Le misure restrittive hanno colpito un cittadino bulgaro, Danail Toshev, 39 anni, rinchiuso in prigione a Vasto (Ch), e l’imprenditore agricolo Giuseppe L., 61 anni, di Mozzagrogna, al quale sono stat concessi i domiciliari. Entrambi sono ritenuti responsabili, in concorso tra loro, a vario titolo, in qualità di "caporale" e di datore di lavoro, di intermediazione illecita e sfruttamento di manodopera, ma anche di numerosi reati in materia di sicurezza. 

Le indagini, condotte dal Nucleo operativo e radiomobile di Atessa, sono iniziate nel mese di settembre scorso, con servizi di osservazione e pedinamento. Hanno portato alla luce una situazione di sfruttamento nei confronti di almeno undici bulgari tra cui diverse donne, "con  condotte delittuose - spiegano le forze dell'ordine - poste in essere dai due indagati, consistenti nel reclutamento, nell’utilizzo e nell’impiego di lavoratori stranieri, tutti sprovvisti di un regolare contratto, allo scopo" di  utilizzarli in campagna, di spremerli il più possibile,  "e ai quali era versata una retribuzione palesemente difforme dai contratti collettivi regionali e nazionali". La retribuzione era di circa 4 euro all'ora. 

Era il 39enne che, approfittando dello stato di bisogno e della situazione di vulnerabilità delle vittime, reclutava connazionali, per lo più provenienti da un piccolo paese nel nord della Bulgaria al confine con la Romania. Essi giungevano in Italia via mare dalla Grecia fino alle coste di Brindisi o Bari per poi proseguire in autobus fino a San Severo dove venivano prelevati e trasportati fino a Fossacesia. Qui, in un locale di proprietà dell’imprenditore, fatiscente e con gravi carenze igienico – sanitarie, venivano stipate fino a undici stranieri che, come successivamente accertato, erano sprovvisti di vaccinazione contro il Covid-19.

I carabinieri hanno monitorato giornalmente i movimenti del 39enne, per ammanettarlo in Puglia prima che lo stesso, già in possesso di un biglietto per la Grecia, si imbarcasse dal porto di Brindisi e sparisse. 04 nov. 2021

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