Un micidiale fendente sferrato al polmone sinistro di Carolina D’Addario, 84 anni, di Gissi (Ch), da Flavio Giovanni Meo, 59 anni, domiciliato nello stesso paese. Questa mattina al via il processo in Corte d’Assise a Lanciano. L'imputato, recluso a Frosinone, non era in aula.
"E' ancora confuso e dispiaciuto per l'accaduto – dice il difensore Luigi Masciulli. La prossima udienza del 24 gennaio ci sarà e si sottoporrà all’esame della Corte".
Orribile morte quella della sarta Carolina, chiamata da tutti con affetto Nelluccia che si è vista fiondare in casa Meo, armato di coltello con lama da 22 centimetri, che l’ha rapinata di 20.500 euro e preziosi, tra cui la fede nuziale, la collana e un altro anello che lei indossava quando fu brutalmente aggredita e dai quali non si separava mai. Fatto di sangue avvenuto a Gissi il 23 dicembre 2023.
Oggi, oltre alle questioni preliminari, il difensore Masciulli, che è anche sindaco di Gissi, ha chiesto alla Corte, presieduta da Massimo Canosa, giudice a latere Maria Rosaria Boncompagni, più i giudici popolari, l’acquisizione del fascicolo d’indagine del pm Vincenzo Chierico, per cui non ci saranno testi. Chiesta anche una perizia psichiatrica sull'accusato all’esito della sua testimonianza, in cui racconterà il perché ha ucciso l'indifesa pensionata.
Le parti civili, rappresentate dagli avvocati Nicola e Agostino Chieffo e Alessandro Orlando, sono i figli di Nelluccia e altri familiari: Dario, Teresa e Daria Rucci e Giuseppina Argentieri. Il risarcimento richiesto ammonta a mezzo milione di euro, ma l’imputato non dispone di questa cifra così, come buona volontà, ha messo a disposizioni i suoi beni che sono una casa a Palmoli, di cui è originario, una parte di eredità di un’altra abitazione della madre, una polizza vita alle Poste di 8 mila euro e 2-3 mila euro dell’invalidità Inps della mamma.
La difesa gioca la carta delle attenuanti generiche per evitare l’ergastolo, ma ha riproposto il rito abbreviato qualora nel dibattimento dovesse cadere l’aggravante della rapina propria: il pm sostiene infatti che Meo ha ucciso per commettere rapina, ma la difesa punta alla rapina impropria, prima ha rubato e poi ha ucciso. "Sul fatto che ha commesso l’assassinio non ci sono dubbi – afferma Masciulli - è tutta una questione di rideterminazione della pena in virtù del bilanciamento delle generiche alle aggravanti. Sul suo stato mentale non abbiamo una documentazione medica, ma ritengo che durante l’omicidio non stesse in sé. Lo si evince dal video in cui se ne va in giro per Gissi con un coltello nell’antivigilia di Natale".
Per la parte civile, l'avvocato Chieffo: "A Gissi un fatto del genere non si è mai verificato e siamo tutti rimasti scossi. Fortunatamente è stato individuato il colpevole e presto ci sarà anche la sentenza. Inizialmente la morte di Carolina era stata classificata come naturale, ma era un delitto". L’avvocato Orlando aggiunge: "Daremo battaglia e insisteremo sulle richieste del pubblico ministero per cercare di avere giustizia". Per Nicola Chieffo: "Comunità molto scossa, Carolina era molto buona e benvoluta, siamo tutti increduli. Nel nostro ordinamento permane la pena dell’ergastolo e mai come in questo caso va applicata". 06 dic. 2024
WALTER BERGHELLA
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Nella foto, di ANDREA FRANCO COLACIOPPO, il tribunale di Lanciano