Il ministero della Giustizia si è costituito parte civile nei confronti dell'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, e di altri sette dirigenti pubblici nel procedimento per il presunto depistaggio nell'inchiesta sul disastro dell'hotel Rigopiano di Farindola, dove il 18 maggio 2017 persero la vita in 29.
La richiesta è stata presentata dall'avvocatura dello Stato dell'Aquila, tramite il legale Filippo Patella, nell'udienza preliminare tenuta oggi a Pescara. Il ministero ritiene che la condotta dei dirigenti della Prefettura avrebbe leso l'immagine e il prestigio della giustizia. Secondo i capi d'accusa "hanno pesantemente pregiudicato il funzionale e organico svolgimento dell'attività investigativa propria dell'autorità procedente"... "costringendo uomini e mezzi messi a disposizione dallo Stato a un non previsto aggravio di impegno e sforz,o che ha inciso gravemente sul raggiungimento da parte della pubblica amministrazione degli altri obiettivi istituzionalmente curati".
Soddisfatti i parenti delle vittime. "Siamo stati noi – evidenzia Gianluca Tanda, portavoce del Comitato dei familiari – a chiedere che nel processo fosse presente lo Stato. E questo è un segnale importante: lo Stato buono vuole accertamenti sullo Stato che in quei giorni non ha funzionato. Per noi è una garanzia. Lo Stato buono contro lo stato cattivo. Ora – prosegue Tanda – vogliamo chiarezza e verità".
"L'unico fatto sicuro, al momento, - prosegue - è che dall'albergo partirono ininterrotte richieste d'aiuto: 88 chiamate fatte.... Poi sono state occultate delle prove ed è stato fatto un depistaggio per evitare che la verità emergesse".
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