"No a Farindola (Pescara) ad un monumento sul luogo della tragedia di Rigopiano, lì dove un tempo sorgeva l’hotel che il 18 gennaio 2017 è stato distrutto e seppellito da una valanga". E’ un papà “al vetriolo” Alessio Feniello, di Salerno, che, nella sciagura, ha perso il figlio Stefano, di 28 anni.

"Non ci dev’essere alcun monumento nei pressi dell’albergo - tuona mentre si trova ad Archi (Ch), borgo che ha da qualche giorno intitolato l’aula consiliare alle 29 vittime -. Prima quell’hotel - dice nell'intervista rilasciata ad Abruzzolive.tv - serviva a richiamare turisti e a creare economia in paese. Adesso c’è l’idea di realizzare, in quel posto, un monumento alla memoria… anche per far ripartire l’economia locale. Vogliono usare la vita dei nostri figli, quindi anche del mio, per questo. E' un'offesa. Chi vuole andare sul luogo del disastro - dichiara ancora - porta un fiore, in silenzio, senza… creare economia. Non si può pensare di sfruttare così la vita di mio figlio e degli altri che non ci sono più. Si dovrebbero vergognare...". 

"Sapevano di poter contare solo su un trattore da 300 euro per liberare le strade da metri di neve e allora avrebbero dovuto chiuderlo quell’albergo, il giorno prima", prosegue. L'accusa è agli amministratori locali che definisce "capaci solo di pascolare pecore". "Mio figlio - tuona - è stato ucciso dalle istituzioni e dalla loro incapacità". Stefano era arrivato in Abruzzo la sera prima della tragedia. Aveva appreso dell’esistenza dell’albergo di lusso tramite internet e,  facendo una sorpresa alla ragazza Francesca, per festeggiare suo 28esimo compleanno e i cinque anni di fidanzamento, avevano raggiunto le vette del Gran Sasso.

"Quando sono arrivati  nevicava tanto,  ma  li hanno scortati fino all'albergo. C’era anche il sindaco del paese… Li hanno accompagnati a morire. Se sapevano di non avere adeguati mezzi di soccorso, perché sono andati fin lassù. Dovevano chiuderlo quel posto, per prevenire, e non continuare a farci andare gente… ". Infine parlando dei continui rinvii del procedimento davanti al gup, fissato ora per il 25 giugno ma che subirà ancora uno stop a causa dello sciopero dei penalisti. "Sono passati quattro anni e mezzo e il processo non è ancora iniziato e certi personaggi ricoprono ancora cariche pubbliche e alcuni sono stati pure promossi". 18 giu. 2021

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