E' Vincenzo Femminilli, il tassista di 67 anni che domenica sera, 10 aprile scorso, si è ritrovato, suo malgrado, in una situazione da film, con a bordo il 29enne, originario di Montesilvano (Pe) che, in fuga, dopo il tentato omicidio in piazza Salotto a Pescara, ha trovato rifugio a bordo del suo mezzo.
Federico Pecorale stava cercando di arrivare in Svizzera dopo aver cercato di uccidere Yelfry Rosado Guzman, cuoco di 22 anni, che stava lavorando nel ristorante "Casa Rustì". E il tentativo di lasciare l'Itlaia è avvenuto con un taxi.
Femminili ha raccontato al Corriere della Sera che cosa ha provato in quei momenti. "Ammetto: - ha detto - durante quelle tre ore è stato come se il sedile del mio taxi fosse fatto di spilli. Ma in qualche modo la divisa te la porti sempre dentro, anche se da pensionato. E forse grazie al mio passato quarantennale nelle forze dell’ordine sono riuscito a restare freddo…", spiegando che "nella vita professionale precedente sono stato nelle Fiamme gialle dove ho raggiunto il grado di brigadiere".
Il tassista ha incontrato per la prima volta il 29enne "una settimana fa, mi aveva trovato su Google. Sono andato a prenderlo quattro volte a Gissi (Ch), dove mi ha detto che aveva dei parenti, portandolo a Pescara. L’ho lasciato sempre lì al mattino, vicino al lungomare, dove poi sono andato anche a riprenderlo, nel pomeriggio. Domenica, mentre ero a pranzo con mio figlio, mi ha chiamato verso le 15, un’ora dopo quella roba folle di cui ero ignaro. Abbiamo concordato un appuntamento alle 20".
Per condurlo in Svizzera, Femminilli aveva fissato il prezzo "sui 1.500 euro; lui mi ha mostrato un rotolo di contanti che però non mi ha dato. Poi siamo partiti". Come le era parso sino a quel momento quel giovane? "Un taciturno, un musone. Non abbiamo scambiato molte parole, nemmeno nelle corse precedenti", ha riferito al Corsera.
Ma le forze dell'ordine hanno rintracciato l'uomo degli spari. E così domenica il tassista, mentre era in viaggio, è stato contattato prima dai carabinieri, poi dalla polizia "con il questore in persona, Luigi Liguori, che mi ha tranquillizzato. Parlavamo a voce bassa, io cercavo di non far capire con chi fossi al telefono. Però qualcosa quell’uomo deve avere intuito…", perché "dallo specchietto ho visto che a un tratto ha cominciato ad agitarsi, il suo respiro era sempre più affannoso. Non era più tranquillo", ha svelato Femminilli.
Quindi il blitz delle forze dell’ordine, nelle Marche, e il fermo. "Il questore mi aveva già indicato come sarebbe avvenuto, parlandomi, diciamo così, da collega a collega. Mi ha suggerito di dire a Pecorale che avevo finito la benzina, poi di fermarmi a una stazione di servizio, uscire alla svelta dall’auto e chiuderlo dentro".
"E' andata come pianificato. Nel frattempo, percorrendo l’autostrada Adriatica, ero giunto alla stazione Metauro. Ho deviato, accostando al distributore. Sono uscito dal taxi facendo finta di iniziare il rifornimento ma in realtà bloccando Pecorale nell’abitacolo con la chiave automatica. Un istante dopo sono piombati gli agenti. Posso dirlo? Ma che bravi, che professionalità! Non era facile… Un eroe? No, non mi sento affatto un eroe".
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