Condanne per la rapina nella villa dei coniugi Niva Bazzan e Carlo Martelli a Lanciano (Ch): il romeno Alexandru Colteanu è il primo ad aver proposto ricorso in Appello contro la sentenza di condanna a 15,4 anni di reclusione, la più alta, emessa dal gup di Lanciano, Giovanni Nappi, l’8 ottobre scorso.
Negli atti di appello i difensori del giovane, gli avvocati Rocco Ciotti e Alessandra Acciaro, sostengono in primo luogo "l’abnormità della sentenza" e parlano di “violazione del diritto alla difesa”. Il giudice - fanno presente i legali in una nota - ha accolto, in quella sede, "la richiesta di concessione di termini a difesa formulata dagli avvocati nominati appena 5 giorni prima, e al contempo ha disposto l’inizio della discussione". Un provvedimento definito "a dir poco bizzarro e contraddittorio", perché da un lato il giudice ha ritenuto di dover riconoscere le esigenze previste e tutelate dal Codice di procedura e dall’altro non ha inspiegabilmente concesso il termine minimo pur previsto dalla legge, dando addirittura la parola al pubblico ministero per la requisitoria".
La stessa difesa, che definisce la pena "spettacolare e abnorme", ha inoltre proposto l'integrazione dell’istruttoria nel giudizio d’appello per aver il gip immotivatamente respinto le richieste formulate a seguito dell’esposizione di un alibi da parte dell’imputato che ha asserito, in sede di rito abbreviato, di aver pernottato, sotto altro nome, all’albergo "Alba" di Lanciano la notte della rapina e di aver avuto contatti telefonici con varie persone, da riscontrare con il controllo delle celle telefoniche.
"Sono estraneo a questo brutto fatto perché quando è accaduto - asserisce Colteanu - mi trovavo altrove. Precisamente ero all'Hotel Alba a Lanciano, in compagnia del proprietario di nome Tonino. Anche se sotto falsa identità, perché ero latitante, sono stato comunque registrato. Ero anche in possesso del mio telefono, quello che è stato sequestrato al momento dell'arresto. Si può verificare dalla cella telefonica dove mi trovavo". Secondo i difensori il gip non avrebbe offerto "alcuna motivazione utile a far comprendere su quale base abbia ritenuto non necessaria, ai fini del decidere, la verifica di un alibi che ben avrebbe potuto condurre al proscioglimento dell’imputato".
Gli avvocati tornano poi a denunciare il "pesantissimo condizionamento ambientale, che avrebbe inevitabilmente influito sull’esito del giudizio di colpevolezza", frutto di un clima d’odio "alimentato da una martellante campagna stampa e persino dall’inopportuno intervento dell’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che su Twitter aveva scritto: "Queste bestie devono marcire in galera! #tolleranzazero"".
I difensori nel richiedere in ogni caso l’assoluzione dell’accusato e, solo in via subordinata, una riduzione della pena, confidano che la Corte d’Appello lo giudichi serenamente, superando "il forte impatto emotivo prodotto e alimentato dall’immensa eco mediatica".
Complessivamente al processo sono stati condannati sei romeni per un totale di 64,2 anni di reclusione. Il ricorso in Appello scade il 22 novembre e sono già pronti, ma non depositati, quelli degli altri cinque imputati, tutti della stessa gang.
Walter Berghella
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