Lanciano. 'La mia amicizia con Papa Benedetto XVI'
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Toccato dalla sua morte. Non solo perché Papa emerito, soprattutto perché con Benedetto XVI, che si è spento il 31 dicembre scorso e i cui funerali si sono svolti oggi in Vaticano, si era creato un feeling, frutto delle frequentazioni in Vaticano.

Sì, monsignor Nicola Giampietro, 59 anni, originario di Raiano (Aq), attuale parroco dello Spirito Santo a Lanciano (Ch), direttore dell’ufficio liturgico dell’arcidiocesi Lanciano-Ortona, ha servito per ben sette anni il pontefice defunto.

E, ad Abruzzolive.tv, racconta così questa esperienza:

"Conobbi il cardinale Joseph Ratzinger nel lontano 1996 appena entrato in servizio nella Santa Sede presso la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. L’allora cardinale prefetto Jorge Arturo Medina Estévez mi volle come suo segretario personale e la sua grande amicizia che lo legava a Joseph Ratzinger mi portò a contattarlo spesso per questioni di ufficio. Quando pubblicai la mia tesi di laurea in Sacra Liturgia, dal titolo: "Il Cardinale Giuseppe Ferdinando Antonelli e la riforma liturgica dal 1947 al 1970", ne feci omaggio al cardinale Ratzinger. Lui mi rispose con una lunghissima lettera ringraziandomi per il lavoro fatto nel recuperare le carte dell’Antonelli e nel saper dare una cronologia a tutto il tempo della riforma liturgica. Mi pregò di pubblicarla anche in altre lingue per dare un valido contributo alla storia della riforma liturgica. Quando si trattò di pubblicarla in lingua francese scrissi a Ratzinger per chiedere una breve presentazione, voluta dalla casa editrice, e lui mi rispose così":

“Caro Padre Nicola,

grazie per la sua lettera perché arrivano tante domande per una prefazione. Ho dovuto decidere di rinunciarvi totalmente a un tale impegno del resto il suo libro con la presentazione ampia di fonti inedite, è di un valore tale che non ha bisogno di raccomandazioni.

Con i migliori auguri per le feste e per tutto il suo lavoro.

Suo nel Signore

+ Joseph Card. Ratzinger” (vedi foto)

"Gli ho spesso inviato i miei articoli, - riprende monsignor Giampietro -. Mi rispondeva sempre e mi ringraziava per quanto facevo per la liturgia, spronandomi a non arrendermi mai. Lo incontravo ogni mattina mentre attraversava piazza San Pietro per recarsi al lavoro presso la Congregazione per la Dottrina della Fede e sempre salutava con garbo e gentilezza augurandomi una buona giornata e buon lavoro".

"La foto che ci vede insieme - aggiunge - fu fatta nel 2017, anniversario del mio XXV di sacerdozio. Andai assieme al card. Albert Malcolm Ranjith, ora arcivescovo di Colombo, Sri Lanka, quando era arcivescovo segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ed io ero suo segretario. Il cardinale Ranjith è stato un grande amico di Papa Ratzinger".

"Quel giorno - fa ancora presente - lo attendemmo nei Giardini Vaticani all’ora della sua passeggiata. Avvicinandomi mi accolse con grande gioia e apprezzò molto il dono dei confetti di Sulmona. Non posso dimenticare il suo stupore e la sua attenzione mentre scartavo la bellissima confezione, osservava attentamente con gli occhi di un bambino tutti i movimenti che facevo, e con la curiosità di un bambino cercava di vedere subito cosa avevo portato per lui. Parlando della bontà dei confetti di Sulmona mi parlò della sua visita fatta a Sulmona e apprezzai moltissimo il ricordo fin nei minimi particolari. Al momento del saluto facendo la foto ricordo mi tenne fortemente la mano e mi ripeteva: "Non abbandonare la liturgia, ti prego, continua a scrivere non mollare, non abbandonare la fede, vedrai il Signore ti ricompenserà per tutto quanto hai fatto".

Quando mi capitava di stargli vicino apprezzavo sempre il suo ringraziare per ogni minima cosa, chiedeva scusa se aveva reso fastidio, quando gli si chiedeva un parere di ufficio rispondeva sempre con salvo miliore iudicio, per non far prevalere la sua competenza in materia, concludendo sempre con un fate voi. La sua genuina umiltà è stata esemplare quando ha rassegnato le dimissioni da Pontefice, dimostrando anche estrema modernità e profonda spiritualità".

"Eletto Papa quel tardo pomeriggio del 19 aprile 2005, affacciarsi alla loggia di San Pietro abbiamo visto un uomo tremante ma forte, per il grande peso che gravava sulle sue spalle. Nel suo primo discorso da Pontefice disse: "Sono un umile servitore nella vigna del Signore" e lo è stato realmente fino in fondo da sacerdote, vescovo e da Papa fino a quando, ritiratosi in silenzio fuori dalla scena del mondo, ha continuato a pregare e sostenere la barca di Pietro che è la Chiesa, che lo ha portato a consumarsi come una candela per il Suo Signore.

Ora ci ha lasciati orfani, posso dirlo perché è stato un padre attento e guida sicura pur in mezzo alle traversie della vita che mi hanno colpito.

A Dio, Papa Benedetto, e prega per me, io continuerò a farlo da quaggiù". 05 gen. 2022

ALESSANDRO DI MATTEO

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