Lanciano. Lascia la fabbrica per il convento: da metalmeccanico al sacerdozio. Storia di Angelo e di una vocazione
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Da metalmeccanico in Val di Sangro alla vita religiosa. L’olio e il grasso delle presse, la tuta da operaio per poi farsi inebriare dal profumo d’incenso di una chiesa.

"Devo tanto alla fabbrica, lì ho conosciuto la dignità del lavoro, di tanti padri e madri che si spendono ogni giorno per i propri cari". Angelo Di Bucchianico, 60 anni, di Lanciano (Ch), sabato prossimo, 13 marzo, sarà ordinato diacono a Tagliacozzo (Aq) nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Insomma una vocazione "adulta". "E a Dio piacendo, se i suoi piani sono quelli, abbraccerò il sacerdozio fra qualche anno…", aggiunge commosso.

Cosa è stata la vita da metalmeccanico e anche operaio edile? "Non sarei arrivato alla vocazione se non avessi sperimentato l'esistenza attraverso i bulloni, le presse, le pacche sulle spalle degli amici-colleghi..." e ancora "la birretta a fine turno che ti faceva superare la stanchezza…". Di Bucchianico abbraccia il mondo del lavoro per circa 17 anni, fa l’operaio. In precedenza si era diplomato maestro d’arte a Perugia, "ma - precisa - avevo frequentato l’Istituto d’arte "Palizzi" nella mia città". Dopo gli studi avverte la vocazione, va dai frati minori conventuali ad Assisi, studia teologia ma questa prima esperienza religiosa si conclude con "il buio più totale, mi si chiuse il cuore", ricorda. Nel 1995 aveva, infatti, già abbracciato la religione, a L’Aquila, con i frati conventuali, per un percorso che sembrava completo. Ma... "non era quello il tempo e l’ora di una vita da dedicare totalmente a Dio e agli uomini, perché chi si dedica a Dio non può dimenticarsi degli uomini", puntualizza.

"Tra fatica, contrattempi, precarietà, durezza, orari da rispettare in maniera certosina... il lavoro mi ha forgiato animo e carattere. Pian piano, ho scoperto quanto gli altri si togliessero pace e sonno pur di portare a casa un po’ di pane, uno stipendio", rimarca con passione ed altrettanta pacatezza: "Pregavo per i miei compagni al mattino, nella chiesa di Montemarcone di Atessa (Ch), Santa Maria della Valle dove c’è una Madonna con Gesù bambino che ha in mano un martello". Poi via alla San Marco, per le fatiche giornaliere. O alla Tecnomec Sud. Entrambi gli stabilimenti sono ad Atessa (Ch). Ma lentamente il germe del dono totale alla religione ha ripreso a crescere, pur se lui non pensava ad una nuova esperienza religiosa. Credente sì ma ormai era... una tuta blu.

Poi che accadde? "Accade che come i pezzi di un puzzle, ogni pezzo o vicenda di vita deve andare al suo posto… nell’estate del 2017, quando ancora lavoravo in Val di Sangro, arrivo a Tagliacozzo per un concerto in piazza per cantare "Il Barbiere di Siviglia" con il coro lirico d’Abruzzo". Già, l’opera lirica per Di Bucchianico è una passione, come lo sono le lunghe escursioni in montagna. Dal concerto una goccia d’acqua scende su quel germe che stava rifiorendo: "Ho chiesto ospitalità ai frati minori conventuali per quattro giorni, il tempo necessario per le prove e l'esibizione". Sono dello stesso ordine religioso che anni prima aveva abbandonato. Un caso, certamente. Eppure "certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano" canterebbe Venditti e così è stato. "Padre Attilio Terenzi mi ha accolto insieme ai suoi frati e per me la vita è ricominciata". Il lavoro diventa precario, niente più rinnovo di contratti, "che terribile trafila la precarietà, tanti ragazzi appesi ad un filo per anni", sospira. Di Bucchianico cambia vita pian piano perché trascorre i weekend in convento. Lavora ma nel fine settimana silenzio e meditazione. Da Lanciano in Marsica per quattro mesi. Poi un mese alternato, convento e casa. "Ok, stai pensando che sono fuggito dagli impegni del mondo per rifugiarmi nella vita religiosa… ma non è così. Ascoltami". Allora com’è andata? "Quella sofferenza in fabbrica, quella condivisione per 17 lunghi anni mi ha preparato a dedicarmi totalmente a Dio non per stare fuori dal mondo ma per viverlo pienamente, fra gli altri, con gli altri".

Il vescovo di Avezzano, Pietro Santoro, lo ascolta e lo accoglie a braccia aperte non senza forgiarlo. "Mi ha messo sotto la guida di un santo sacerdote per una esperienza pastorale a Castellafiume (Aq) dove ho visitato malati ed anziani". E' una vocazione "nuova", diversa, non più per diventare frate ma sacerdote diocesano. Il 23 ottobre dello scorso anno il vescovo Santoro lo immette negli Ordini sacri, sabato il diaconato. Poi "sarà volontà di Dio…", ma ci crede.

"La sofferenza umana durante il coronavirus mi ha spalancato ancora di più il cuore. In convento, con i frati, ho pianto vedendo morti, i camion militari con tutti quei cadaveri portati via dagli ospedali verso i forni crematori, medici e infermieri dare la vita per gli altri...".

"Devo confessarti una cosa. La vita di fabbrica mi ha preparato la via per dedicarmi totalmente agli altri; a farmi invece scoprire l’amore di Dio sono stati mamma e papà". La famiglia e la fatica, le carezza di casa e il sudore: tutto lo ha forgiato e condotto verso la nuova strada...  11 mar. 2021

Alessandro Di Matteo

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