Cantonieri assenteisti della provincia di Chieti: la Procura chiede pene per tutti e tre gli imputati, ma il tribunale collegiale di Lanciano ha condannato per truffa solo il capo cantoniere e assolto i suoi due sottoposti perché il fatto non sussiste.
Si è chiuso dopo un lungo processo la vicenda giudiziaria che il 26 settembre 2014 portò agli arresti domiciliari il capo cantoniere M. C., 58 anni, di Atessa (Ch). Le accuse in concorso erano truffa, peculato e falso ideologico. Caduti per tutti i primi due reati, l'imputato principale, difeso dall’avvocato Giulia Orsini, ha avuto un anno di reclusione e 750 euro di multa, pena sospesa.
Il pm Francesco Carusi aveva chiesto per Mi. C., due anni e quattro mesi, mentre per Bi. Di B., 55 anni, di Casalbordino (Ch), e Be. T., 67 anni, di Casoli (Ch), la penna chiesta è stata a un anno e 5 mesi ciascuno. Il Tribunale collegiale, presidente Giovanni Nappi, giudici a latere Maria Rosaria Boncompagni e Stefania Cantelmi, ha invece deciso la sola responsabilità di C. in merito alla truffa e la sua ampia assoluzione per gli altri reati. Mi. C., istruttore di Polizia provinciale con mansioni di capo squadra manutenzione stradale del distretto di Atessa, condannato anche al risarcimento in separata sede civile alla Provincia di Chieti, patrocinata dall’avvocato Giuseppe Di Sebastiano. Si attende ora l’eventuale ricorso in Appello. Gli altri due imputati erano difesi dagli avvocati Graziano Benedetto e Piero Nasuti.
Secondo l’iniziale impianto accusatorio C. era finito nei guai per aver svolto attività personali invece che lavorare, come l’aiutare la moglie nella gestione del negozio di fitofarmaci e concimi agrobiologici, sostando anche fino a mezzogiorno. L’inchiesta partì a inizio 2014 anche se i pedinamenti più stringenti si concentrarono dal 13 al 25 marzo. Alcune volte anche gli altri due imputati sostarono nella rivendita. Il 15 marzo i tre andarono a Guarenna di Casoli, a casa di Travaglini, a portare col furgone Iveco della Provincia un pannello dell'esercizio commerciale. I cantonieri fecero credere in ufficio che stavano mettendo asfalto in sacchi sulla provinciale 119. Ma all’esito processuale non tutto è stato comprovato. Sin dall’interrogatorio di garanzia l’incensurato C. ha chiarito al gip di essersi sempre impegnato sul lavoro intervenendo in ogni momento e pure di notte. 26 giu. 2021
@RIPRODUZIONE VIETATA