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"Ciao, Sergio", è il saluto che, tra i singhiozzi e l'angoscia dei familiari, Casoli porge all'ex sindaco Sergio De Luca. E' lutto cittadino nel giorno dei funerali. E' stato proclamato dal sindaco Massimo Tiberini, "amico e discepolo a livello politico", come si definisce. In municipio bandiere a mezz'asta. Le esequie nella mattinata nella chiesa di Santa Reparata. Attività commerciali chiuse, serrande abbassate. 

De Luca è deceduto mentre era al lavoro nei suoi adorati campi: con un trattore cingolato stava realizzando, su un podere di proprietà, dei solchi tagliafuoco, che avrebbero arginato le fiamme in caso di incendi. Ma lo ha tradito un fossato nascosto da cespugli e rovi, dove il mezzo agricolo è precipitato schiacciandolo. 

”La comunità degli amministratori piange un uomo per bene", scrive sui social Gian Paolo Rosato, sindaco di Taranta Peligna. E la comunità degli amministratori è presente alle esequie: tante le fasce tricolori e ci sono anche i vertici del Pd e di Italia Viva e di enti pubblici. Ci sono i gonfaloni del Comune di Casoli e di Castel San Pietro Terme, città gemellata: era stato De Luca ad avviare il percorso, stringendo il primo patto di amicizia nel 2012. "E' a Casoli - evidenziano gli amministratori dei due centri - che è nata la gloriosa Brigata Maiella che si impegnò nella Liberazione di numerosi comuni italiani, tra cui Castel San Pietro". Molti i cittadini arrivati per la cerimonia funebre, nonostante il termometro sfiori i 40 gradi: quasi tutti sono rimasti fuori, sotto un feroce caldo, perché il santuario ha posti limitati. Picchetto d'onore dei carabinieri e della Municipale. "La morte sembra un taglio netto - dice il parroco Gennaro Marinucci- in realtà è una tappa ulteriore, è abbandonarsi a Dio. Quello che resta per sempre di noi, anche quando non ci sarà più nessuno a ricordarci, sarà il bene che abbiamo costruito, che rifiorisce in cielo". Un cammino - quello dell'ex sindaco, aggiunge il sacerdote - senza ombre, ma sempre illuminato dal sole". 

Distrutti la moglie Daniela, i genitori Rocco e Annamaria, la suocera Fioretta, la sorella Rosangela e i figli Ilaria e Mattia. Quest'ultimo, con voce rotta dal pianto, cerca di raccontare quel padre "caparbio agronomo", tanto amato da tutti. "Se oggi fosse qui - afferma - siamo sicuri che vi direbbe: 'Grazie', per essere venuti, per essere qui con noi, con me". "Mi ha insegnato che la vita va presa a piene mani ogni giorno; era un vulcano, energia e forze", afferma un nipote -. Il suo mondo era la terra. Ora lo immagino seduto sotto un ulivo carico di frutti con lo sfondo della Majella e con un mare di spighe d'oro intorno". Tiberini rammenta "i principi di onestà" che lo contraddistinguevano, "instancabile e determinato, per lui la comunità era la sua grande famiglia. Su di lui, su un suo aiuto, si poteva sempre contare, e lo faceva col cuore e col sorriso". Un accenno alle sue battaglie, come quella in difesa dell'ospedale. "Se ne va un punto di riferimento, il nostro migliore cittadino". Gli applausi scrosciano, uno dietro l'altro. Anche quando il feretro viene portato fuori dalla chiesa, per l'ultimo viaggio. 11 agosto 2021

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Foto Andrea Franco Colacioppo

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