Prezzi dei carburanti maggiorati, e gestore pompa di carburanti finisce nei guai.
L'hanno scoperto i finanzieri di Pescara che, dopo i risultati dell’operazione "Oro nero", con 172 indagati, hanno portato a termine il piano "No-stop" con controlli anti-speculazioni effettuati a tappeto e h24 su tutto il territorio provinciale. I baschi verdi hanno così accertato la violazione della normativa sulla trasparenza da parte di un benzinaio del Pescarese che truffava la sua clientela.
I cartelli in strada, secondo quanto accertato dalla Guardia di finanza, indicavano un prezzo, ma la tariffa pagata dagli automobilisti che si accostavano e facevano rifornimento era molto diversa, con una maggiorazione di oltre 20 centesimi a litro. Conti alla mano, l’irregolare pubblicizzazione delle cifre mostrate sui cartelli "tarocchi" comporta per la "pompa bianca" un guadagno netto illecito di 10 euro in più rispetto alla media attuale per ogni pieno effettuato. Le Fiamme gialle parlano di oltre 30 euro rispetto al valore medio del prezzo praticato nello stesso periodo nel 2021. L'imprenditore è stato denunciato.
"L’infrazione intercettata evidenzia una condotta grave, perpetrata a danno dei consumatori in un momento in cui l’escalation senza freni delle tariffe interferisce con i legittimi moti di ripresa dell’economia post-pandemica - osserva il colonnello Antonio Caputo, comandante provinciale delle Fiamme gialle di Pescara -. Trappole di prezzi finti ma attraenti, colonnine con totalizzatori che indicano erogazioni differenti dall'effettivo rifornito: sono tutte manovre distorsive della corretta dinamica di formazione dei prezzi presso i distributori".
Si tratta di profitti e introiti illegali, ottenuti a discapito dei cittadini. Soldi che, nell’epoca della fiammata delle bollette, pesano sui bilanci di aziende e famiglie in difficoltà, per le quali interviene anche il Governo, con il decreto anti-rincari. Tra le varie misure infatti, con il taglio temporaneo delle accise, le tariffe del carburante dovrebbero scendere al di sotto della soglia di 2 euro, per la prima volta dopo settimane di salassi.
Il colonnello Caputo spiega: "Per dare una risposta immediata ai cittadini, abbiamo ribadito la costanza del nostro presidio di legalità sul territorio con una presenza massiccia delle nostre pattuglie nel weekend: in soli 5 giorni abbiamo effettuato, d’iniziativa, 5 controlli sulla circolazione delle accise e 39 verifiche sul rilevamento prezzi. Una fitta rete di verifiche amministrativi, che ci hanno consentito di scandagliare il fondale del commercio degli idrocarburi. E gli esiti investigativi costituiscono input per ipotesi di truffa aggravata, aggiotaggio, manovre speculative su merci, gravi fenomeni penali che possono emergere nel settore delle frodi sul carburante".
Per quanto riguarda l'operazione "Oro nero" gli inquisiti debbono rispondere di reati tributari quali emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio, autoriciclaggio e bancarotta fraudolenta. In sostanza rivendevano sottobanco carburante importato a prezzi fuori mercato senza assolvere l’Iva. Un perfetto schema piramidale: ai vertici, fornitori nazionali e comunitari di petrolio dai quali società “cartiere” assolutamente non operative acquistavano la materia prima senza pagare l'Iva, per poi rivenderla ai distributori senza marchio a prezzi stracciati, di nuovo senza versare l’Iva. Le società fantasma erano rappresentate da prestanome appositamente reclutati, nullatenenti, in qualche caso persino detenuti. Le sedi erano un'ipotesi: al momento delle verifiche gli indirizzi portavano in località in aperta campagna. I rifornimenti arrivavano da Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca, Croazia, Austria, in alcuni casi con filtraggio fiscale in Svizzera. Interessati la gran parte dei porti, ma la base più importante è considerata quella di Gioia Tauro.
In sostanza le cisterne piene di carburante acquistato a prezzo agevolato all'estero attraversavano il Paese e vendevano ai distributori stradali a meno della metà del costo medio del gasolio. Merce praticamente regalata che finiva nei serbatoi delle vetture a prezzi che nel frattempo erano arrivati alle stelle. Dietro questo meccanismo le organizzazioni criminali lavoravano con fatture false, attraverso cui simulavano un allineamento dei prezzi di vendita a quelli di mercato. La differenza pagata in più veniva restituita in contanti, aggirando la normativa fiscale, a danno dell’erario.
L'attività investigativa della Finanza di Pescara, che ha incrociato i risultati delle intercettazioni con i dati dei movimenti finanziari, ha quantificato una materia imponibile di oltre 207 milioni di euro, per un’Iva evasa di oltre 45 milioni di euro. Sono arrivati i primi sequestri preventivi finalizzati alla confisca anche per equivalente, disposti dalle Procure della Repubblica di Lanciano e Velletri, per quasi 8 milioni di euro. 23 mar. 2022
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