Calcio. Dopo tanto agognare il Pescara ce la fa. Resta in B

Dopo i 120 minuti e l'agonia dei calci di rigore qualcuno mi ha chiesto se fossi felice: beh, vi dico che non avevo la forza di esserlo vista la tensione accumulata, la stanchezza e i nervi a fior di pelle. La felicità so che arriverà solo con il passare delle ore, ma l'attesa del piacere non è essa stessa piacere?

Quella che verrà da molti ricordata come la serata degli 8 gol rifilati dal Bayern Monaco al Barcellona in Champions League, resterà impressa nella memoria dei tifosi del Pescara come la notte della salvezza in serie B. Un traguardo raggiunto al termine di una gara tesissima e una serie di rigori drammatici nella finale di ritorno dei play out allo stadio Curi di Perugia. Non è retorica se diciamo che la salvezza ottenuta dai biancazzurri in terra umbra vale più di una promozione in serie A. Del resto la conquista della massima serie è un sogno che saltuariamente il Pescara riesce a realizzare (anche se poi con scarsissimi risultati): una ciliegina guizzante su una torta gustosa e raffinata che impreziosisce gesta eroiche di campioni che passano nel capoluogo adriatico, vincono e spiccano il volo verso lidi dorati. 

La permanenza in B dopo il doppio confronto col Perugia (2-1 la gara di ritorno in Umbria e 2-4 i rigori a favore degli abruzzesi) ha evidenziato aspetti più popolari, ma non meno significativi. Al confronto per evitare la retrocessione in C sono arrivate le due squadre meno in forma del campionato (fatta eccezione del derelitto Livorno): biancazzurri e biancorossi, considerarti nobili decaduti della cadetteria, sono approdati al momento decisivo della stagione con le ossa rotte e sei cambi in panchina in tutto. Il Perugia, sulla carta più attrezzato per giocarsela fino alla fine grazie a una rosa più competitiva, contro un Pescara a suo agio in questa situazione scomoda quanto uno yuppie in un raduno di punk a bestia. Ma sempre sulla carta.

Perché i biancazzurri, calati perfettamente dentro il personaggio, sotto la giacca e la cravatta nascondevano una personalità adatta anche a questa circostanza. La partita di ieri, infatti, ha mostrato una formazione capace di sporcarsi le mani con un cuore grande così. Una squadra con la S maiuscola alla quale interessava un solo obiettivo, quello della permanenza, da raggiungere in qualsiasi modo perché la serie B è un patrimonio troppo importante per essere dissipato in una calda notte pre ferragostana. Una squadra fatta di persone che in buona parte ha deciso di restare per sempre in riva all’Adriatico per diversi motivi, ma pur sempre mossi dall'amore nei confronti di una città che spesso adotta. L'esempio è quello di Hugo Campagnaro, alla sua ultima gara da giocatore del Pescara, ma con la certezza di restare a vivere (e lavorare) qui da noi. Ma la pensano allo stesso modo anche il portiere Fiorillo, ormai pescarese d'adozione e Maniero, entrambi a loro agio nelle strade del centro cittadino. E come loro anche altri.

Storie di persone, più che di atleti, che accompagnano l'aspetto sportivo di una città che fino a qualche tempo fa viveva di calcio e che si spera un giorno possa tornare a farlo. Dopo una stagione fatta più di insuccessi che di aspetti positivi, i calciatori del Pescara sono riusciti a tirar fuori dalle sabbie mobili la maglia biancazzurra che loro stessi avevano messo a repentaglio, al termine di un doppio confronto vinto, ai punti, contro gli umbri. Due rigori netti non concessi nonostante il VAR, una gara vinta e una persa (anche se dominata) con lo stesso punteggio. Possesso palla doppio rispetto al Perugia, occasioni da rete numericamente doppie nel confronto con i biancorossi. Se c'era una squadra che avrebbe meritato la vittoria quella era la abruzzese. E il fato questa volta ha strizzato l'occhio ai biancazzurri che la fortuna sono andati a cercarsela grazie a una partita di cuore, ma anche fatta di tecnica. Le dichiarazioni bellicose della vigilia da parte dello sgradevole presidente del Perugia Santopadre non hanno fatto altro che caricare il Pescara, bravissimo a non cadere nella sua trappola, ma a convogliare diversamente le energie verso direzioni più sane. Merito, in questo caso, sia del presidente Sebastiani che non ha raccolto le provocazioni, sia di mister Sottil, capace di convincere la sua squadra della possibilità di andare a fare la partita al Curi. Una partita fatta di tanta qualità, ma nella quale sono stati confermati i notevoli problemi dei biancazzurri sui calci piazzati sui quali si dovrà lavorare moltissimo in vista della prossima stagione. Il vantaggio di Pucciarelli e il ribaltamento ad opera di Kouan e Melchiorri sono solo momenti di una sfida che ci consentirà di giocare nuovamente in B, il che alla fine è l'unica cosa che conta.

Fernando Errichi

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