Il Lanciano Calcio 1920 va avanti, e lo farà secondo le proprie possibilità. "Non vi aspettate niente, quello che si può spendere si spende. Noi ci mettiamo passione, ci mettiamo tutto, per il resto non possiamo fare niente; poi se ci volete stare vicini ci state vicini; se non ci volete stare vicini, se non vi volete coalizzare, se volete fare la guerra, a posto, fate quello che volete, contestate la squadra, contestare me".
Questa in estrema sintesi la conferenza stampa di Ciccio Di Gennaro, quarantacinque minuti durante i quali il direttore sportivo, ex capitano rossonero, ripercorre la storia del Lanciano Calcio 1920. Un monologo, senza diritto di replica, senza possibilità di fare domande, durante il quali sono tanti i sassolini che Di Gennaro si toglie dagli scarpini. “J'accuse”... ce n'è per tutti: dai giornalisti rei, a suo dire, di aver creato un clima mediatico sfavorevole, "un accanimento contro il presidente"; ai tifosi, che stanno sempre più abbandonando le gradinate del Biondi. "Quando ci ritroviamo a giocare in casa - butta lì - contiamo 80 paganti e 150 accrediti".
Andiamo per ordine, Ciccio Di Gennaro tiene a precisare, subito, che l'incontro stampa è stato voluto da lui. Comincia partendo da lontano, da quando, insieme al sindaco Pupillo ed a De Vincentis, quattro anni or sono, sono entrati per la prima volta allo stadio "Biondi". Quando - dice - "non c'era nulla". Ripercorre gli anni vincenti in Prima categoria e poi in Promozione, fino ad arrivare allo scorso campionato, quando pur essendosi classificati al secondo posto, sono cominciati i mugugni in città. Ora De Vincentiis viene criticato. Ma... "a questo gioco al massacro, - tuona Di Gennaro - io e lui non ci stiamo. Spende i soldi per prendere insulti. Fino a quando le cose sono andate bene, tutto a posto. E' troppo facile dire che De Vincentiis non ha i soldi: in tre anni ha speso 1 milione di euro per la società".
La tifoseria chiede giocatori forti, adatti alla vittoria del campionato, ma c'è l'altra faccia della medaglia. Spiega "che a livello di sponsorizzazioni, la città di Lanciano contribuisce solo con 50.000 euro, e di questo l'80% è costituito dall'apporto dello sponsor tecnico. "Queste somme sono sufficienti a pagare solo un mese e mezzo di tutta la struttura. Invece di sputare, date una mano. Siete arrivati in Eccellenza che andava tutto bene. Non si è vinto e tutti a criticare".
Tocca poi, il capitolo cessione della società, confermando che ci sono stati due interessamenti, ma senza basi fondate, dove non si è andati oltre un generico, cordiale contatto. A suo dire, non c'è nessuno veramente interessato all'acquisto della società. "Abbiamo aspettato un mese. La verità è che il Lanciano non interessa a nessuno. Non ci sono imprenditori lancianesi interessati al pallone...", queste le sue lapidarie frasi.
Di Gennaro difende il presidente che "finché vinceva, andava tutto bene ora, le cose sono cambiate, chiede “un grazie” per uno che ha costruito una squadra, trovando un deserto, uno che ha creato dal nulla un centro sportivo (ndr, il riferimento è al campo di Treglio)". L’affondo... "Il vero problema è stato mettere troppi lancianesi in società: il lancianese si fa influenzare". Le porte per rilevare la società restano aperte, ma aperte a chi? Se non ci sono imprenditori interessati e con queste premesse, quello che si prospetta sarà un campionato di transizione.
Vedremo tanti giovani in campo, vinceremo e perderemo, ma alla luce di tali premesse come potrebbe essere altrimenti? Spetterà ai tifosi sostenere i colori, sostenere la maglia, e poi chissà, in fondo sognare non costa nulla. Prima di andare via, l'ultima frase pronunciata da Di Gennaro: "Stiamo preparando la domanda per il ripescaggio". Che possa essere l'inizio di qualcosa? Potrebbe essere, l'estate è ancora lunga e sotto gli ombrelloni si può continuare a discuterne.
Uranio Ucci
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