Fa tremila chilometri in bicicletta e un sogno diventa realtà. Arriva a Santiago de Compostela (Spagna) partendo da Lanciano (Ch) coronando un sogno che coltivava da anni. E' l’impresa di Gelsio Di Giovanni, 44 imprenditore e appassionato di bici.
“Quando sono arrivato, il 21 agosto scorso, non potevo crederci per la felicità! Sono entrato per la porta principale della Cattedrale e mi sono detto: ‘Ce l’ho fatta!": ci racconta, così, la sua avventura, mentre è appena arrivato a Finisterre, centro della regione della Galizia, avamposto sull’Oceano Atlantico, 92 km in più rispetto alla meta prefissata. Di Giovanni ha voluto coronare il sogno di percorrere il Cammino di Santiago de Compostela, una delle vie di peregrinazione più importanti della storia, la terza città santa per la cristianità dopo Gerusalemme e Roma. Annualmente sono oltre 200.000 i pellegrini che vi giungono ogni anno.
E' una rotta percorsa ininterrottamente fin dal primo terzo del IX secolo, epoca a cui risale la declamazione della scoperta della tomba di San Giacomo il Maggiore, uno tra i più intimi degli apostoli di Gesù. E' un tracciato per credenti e no, di cristiani e di altre fedi: per l’impresa, se così si può scrivere, si è spinti dalla voglia di fare una esperienza che permetta di ritrovare la vera natura dell’uomo (“schiacciata” dalla frenesia e ansia del nostro tempo), le profondità del proprio cuore, della propria anima… Per l’intero Cammino, la cui rotta più conosciuta è il Cammino Francese, lungo circa 800 km, dai Pirenei fino alla Galizia (regione all’estremo Nord-Ovest della Spagna dove si trova la città dell’apostolo, quasi 100 il abitanti), occorre mediamente un mese.
Per Di Giovanni è stato un progetto pensato nel tempo: “Sono abituato a viaggiare per il mio lavoro, mi piace andare in bici. E quando vedevo i cicli-viaggiatori rimanevo affascinato e incantato. Mi dicevo: ‘Un giorno lo farò anche io…’. Durante il lock-down mi è balenata l’idea di provare”.
E' balzato in sella alla sua bici, una ‘bike Gravel’ (una bici da corsa adattata, con pneumatici più larghi) “ben preparata e attrezzata insieme al mio amico Guglielmo De Nobile”, ed è partito il 25 luglio scorso “da casa mia, in via per Treglio!”, precisa. Prima tappa Tagliacozzo (Aq), poi Roma per raggiungere in pochi giorni la costa tirrenica. Ancora giorni attraverso la via Francigena (Lucca, Siena), per arrivare in Liguria, percorrere la Costa Azzurra e “tagliare” poi in due la Francia. Raggiunta Lourdes “ho iniziato il vero e proprio Cammino! Lì mi hanno dato il mandato come pellegrino consegnandomi la tessera con il primo timbro ufficiale. E poi strada sterrata per circa 700 chilometri. A tratti sono dovuto scendere dalla bici perché lo sterrato era impercorribile e improponibile”.
Ha percorso 29 mila e 800 metri di dislivello attraversando paesaggi bellissimi. Cappello in evidenza, occhiali da sole per attutire l’abbagliante luce del sole, colori della natura, tramonti, albe da favola. Soprattutto la possibilità di “fermare il tempo”, di non vivere di fretta e frenesia: “Per il mio lavoro ero solito vedere di sfuggita tante bellezze, troppe volte anche di corsa. Stavolta no! Ho visto meraviglie della natura, sia in Italia che nella stessa Francia e Spagna! Mi fermavo ai bar per conoscere le caratteristiche di quei luoghi, per appurare particolarità che solo le persone del posto conoscono su quel bel panorama che mi si stagliava davanti gli occhi”. Così, fra strade impolverate, profumi sconosciuti di boschi e vigneti, e i sussulti del cuore, 26 giorni a pedalare, 6-7 ore giornaliere, al ritmo di centinaio di chilometri quotidiani.
“Ho consultato mappe, punto di arrivo, sistemazioni per vitto e alloggio. Lungo il percorso soprattutto in Italia ho incontrato tanto caldo. Poi arrivato ai Pirenei la svolta: lì mi si è piombata davanti pioggia alternata a freddo e vento”. E come ha pernottato nelle notti? “In tenda e ostelli. Solo in Francia ho dovuto pernottare in hotel. Comunque un’accoglienza unica perché il Cammino è vita vissuta! Hai una corsia preferenziale perché sanno che stai facendo un percorso impegnativo”. E' stata una esperienza anche di amicizia: “Ho fatto un po’ di giorni in compagnia di tre ciclisti portoghesi che sono partiti da Parigi per fare il Cammino. Poi anche con due ragazzi di Bilbao. Fatica e sudore, momenti di vita che ci siamo raccontati pedalando”.
Difficoltà? “A giorni la stanchezza si faceva sentire. Ma mai uno scoraggiamento. Se hai la pedalata nelle gambe e soprattutto una grande determinazione vai spedito per la tua strada. Se non hai nella testa la meta e la caparbietà di voler arrivare non vai da nessuna parte. Non è una passeggiata percorrere 3.007 chilometri!”. La pedalata diventava leggera quanto giungevano telefonate sullo smartphone da Lanciano: “Giornalmente la mia famiglia, soprattutto mia figlia Giorgia, mi spronava all’impresa. Per non parlare degli amici: un’autentica risorsa psicologica... mentre senti i muscoli che protestano...!”.
Ancora incredulo ed emozionato per l’impresa, Di Giovanni si è concesso una sosta dalla terraferma per una mezza giornata in barca a Finisterre. “Sembra che sono partito ieri, il tempo mi è davvero volato…”. Quando ci sarà il rientro a Lanciano? “Venerdì. Ma stavolta in aereo, ‘incarto’ la bici e atterro a Roma”. Ultreya y Suseia Gelsio, come nell’antico saluto tra pellegrini che significa “animo e verso l’Alto Gelsio”!
Alessandro Di Matteo
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