Sevel si ferma di nuovo: stop all'attività fino al 13 settembre

Nuovo stop alla Sevel di Atessa. Stavolta l'azienda, per mancanza di microchip, che sta mettendo in ginocchio il settore dell'automotive, ha cancellato tutti i turni fino al 13 settembre.

Un primo blocco produttivo c'era stato agli inizi del mese quando, per le stesse ragioni, era stata rinviata la ripresa dell'attività dopo le ferie estive. Il 6 settembre tutti di nuovo in fabbrica, ma è durata poco, appena due giorni. Ieri la comunicazione del fermo per tre turni, poi diventati quattro, per arrivare alla sospensione del lavoro fino a lunedì prossimo. 

Situazione che ha generato anche polemiche, perché finora gli stop sono stati decretati a singhiozzo, magari appena qualche ora prima. "Capiamo le difficoltà sull’approvvigionamento dei componenti, - tuona Fiom Chieti - ma non avere una visione almeno giornaliera della ripresa delle attività non è accettabile, tanto meno credibile. E' assurdo - afferma - che la decisione di aprire o chiudere debba arrivare qualche ora prima del turno, magari quando i pendolari hanno già preso l’autobus per raggiungere la fabbrica perché arrivano da fuori regione. La Sevel, in questi anni, ha voluto dare di sé un’immagine di efficienza e ora non riesce ad avere una minima programmazione?"

Ed è alta l'attenzione sullo stabilimento del Ducato, sul cui futuro neppure la visita dell'ad del gruppo Stellantis, Carlos Tavares, ha dissipato completamente le nubi all'orizzonte. L'incognita principale resta l'apertura, il prossimo anno, a Gliwice, in Polonia, di uno stabilimento che, tra gli altri modelli, produrrà anche il furgone Ducato, che si realizza in Val di Sangro. L'amministratore delegato del colosso dell'auto ha spiegato alle Rsa che il nuovo impianto Oltralpe servirà a far fronte alla concorrenza di Ford e Volkswagen e, quindi, ad incrementare la produzione.

Poi, naturalmente, tutto dipenderà dal mercato. Non ha fatto cenno ad investimenti per ammodernamenti ad Atessa e, a domanda specifica, ha glissato. "Certo è - è stato detto in un incontro urgente che i sindaci del Sangro-Aventino e della zona frentana hanno tenuto in Comune di Atessa - che in Polonia, che versa in pesanti condizioni di arretratezza economica, in questo momento, piovono aiuti comunitari a iosa. E le imprese ne stanno approfittando".

La faccenda, in questi termini, è approdata anche alla Camera, a seguito di una interrogazione del deputato Camillo D'Alessandro a cui ha risposto, in question time, il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. "Sulle norme per i sostegni agli investimenti è necessaria una grande iniziativa in Europa - afferma D'alessandro -. Servono l'impegno diretto del presidente Mario Draghi e un'alleanza tra gli altri Stati che si trovano nelle nostre stesse condizioni: bisogna negoziare la modifica del trattato Ue. Il nodo del rischio delocalizzazioni - spiega - ruota attorno a questo punto. Oggi le grandi aziende operanti nei nostri territori non sono assistite da sostegno pubblico per nuovi investimenti, sia su produzione, sia sulla ricerca, cosa invece possibile in altre nazioni, come la Polonia. Il trattato Ue consente modifiche e deroghe sulla normativa degli aiuti europei e regionali. Questa è la strada". 09 sett. 2021

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