Ieri diversi partiti - da Forza Italia al Pd - avevano esultato e inviato comunicati: "C'è la proroga. I tribunali minori dell'Abruzzo non chiuderanno a settembre 2022, resteranno aperti fino al 2024". Ma, come recita il proverbio, "non dire gatto se non ce l'hai nel sacco".
Lo strappo. Nella notte ci ha pensato la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, a troncare ogni entusiasmo. Ha infatti stralciato, di iniziativa, dal maxiemendamento del Governo sulla giustizia, "per estraneità di materia", l'articolo 17 del decreto legge Pubblica amministrazione e Giustizia, sulla proroga, fino al 2024, dei quattro tribunali, sulla carta già chiusi, di Lanciano e Vasto, nel Chietino, e di Avezzano e Sulmona, nell’Aquilano. Una manovra che ha scatenato il putiferio, con i gruppi politici che dicono che il Parlamento merita rispetto e con mezzo Abruzzo in rivolta.
L'ira di Marsilio. "E' stato uno schiaffo all’Abruzzo e alla democrazia", tuona il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, che ricostruisce le ultime ore dello sfortunato e abortito provvedimento. "E’ chiaro - dice - da come si sono svolti i fatti, che non è stata una questione di tecnicismi ma che dietro la inammissibilità decretata dal presidente del Senato c’è stata una evidente volontà politica del Governo. La ministra Cartabia aveva già espresso il suo parere contrario in Commissione Giustizia e ciononostante l’emendamento era stato approvato all’unanimità. La ministra non si è rassegnata e ha messo in campo la sua forza e le sue relazioni per sbarrare questo emendamento e la strada dell’approvazione in aula. Già ieri, nel pomeriggio, nel corso della riunione dei capigruppo in Senato, Casellati aveva rappresentato ai gruppi che su questo emendamento vi era una richiesta di stralcio. Fonti parlamentari - prosegue il governatore - parlano di un interessamento diretto del Quirinale anche a seguito della recentissima lettera alle Camere per richiamare il Parlamento a non varcare certi limiti nella conversione in legge dei decreti. Tutti i gruppi hanno respinto questa richiesta e a quel punto si è provato con il tipico argomento della copertura finanziaria, cercando di affossare l’emendamento in Commissione Bilancio. Anche la Commissione Bilancio ha respinto questo tentativo individuando le coperture necessarie e riapprovando un’altra volta all’unanimità l’emendamento. A quel punto non è rimasto altro che assegnare al presidente del Senato l’ingrato compito di dare esecuzione al diktat, dopo che per tutta la giornata negli ambienti istituzionali era circolata la voce che il Quirinale avrebbe rinviato alle Camere il Decreto se non fosse stato ripulito nei provvedimenti ritenuti estranei compreso questo dei tribunali".
"Come possa definirsi estranea una norma sui tribunali quando il decreto parla di semplificazione della giustizia è un mistero. Ho avuto diretta conferma - prosegue Marsilio - di una ferrea volontà politica di non approvare la proroga, per ragioni di merito, dalla voce della stessa ministra Cartabia che ho avuto modo di incrociare a tarda sera al Quirinale al termine del concerto diretto dal maestro Muti. Non mi sono fatto scrupolo di avvicinarla per chiederle di rivedere la propria contrarietà, alla luce dell’unanime volontà del Parlamento e del territorio, ma non c’è stato nulla da fare. La ministra Cartabia, determinatissima, mi ha detto chiaramente che non intendeva assecondare questa spinta alla proroga dei tribunali abruzzesi nel timore che potesse fungere da esempio per tutti gli altri tribunali cancellati.
E’ arrivato quindi il momento di affrontare pubblicamente la questione visto che le scorciatoie e i sotterfugi per ottenere di volta in volta le proroghe si stanno rivelando inefficaci".
Il Ddl dell speranza. "Ora pretendiamo - rintuzza Marsilio - che il Parlamento esamini il Disegno di legge proposto dal Consiglio regionale e che tutte le forze politiche si esprimano nel merito sulla soppressione dei tribunali minori. E se il caso abruzzese dovesse offrire l’occasione per riaprire la discussione dei tribunali già soppressi e sulla geografia giudiziaria nel suo complesso non potremmo che essere onorati di aver fatto da apripista
Quella di ieri è stata una brutta pagina. Un emendamento due volte approvato all’unanimità, in due diverse commissioni, è stato gettato nel cestino per volontà di un Governo che non era stato capace di convincere neanche uno dei parlamentari che fanno parte della sua maggioranza a sostenere le sue convinzioni. E’ un metodo autocratico, molto pericoloso e mi auguro che il Parlamento torni a riappropriarsi della piena potestà legislativa".
Tricolore a mezz'asta. "Un atto di imperio - lo definiscono Mario Pupillo, sindaco di Lanciano, e l'avvocato Silvana Vassalli, presidente dell'Ordine forense frentano - . E' un fatto di una gravità inaudita che apre una voragine nello Stato di diritto, un gesto irriverente, illogico e antidemocratico che colpisce a morte la democrazia parlamentare e con essa la rappresentanza di interi territori. L'emendamento - viene aggiunto - è stato approvato, trasversalmente, prima dalle Commissioni Giustizia e Affari Costituzionali, poi discusso e approvato in Commissione Bilancio. Purtroppo temiamo che i nostri tribunali saranno definitivamente chiusi per volontà a questo punto ascrivibili in maniera chiara alla presidente del Senato Casellati, seconda carica dello Stato e ai dirigenti ministeriali che hanno fatto muro". Per questa ragione bandiere del palazzo municipale di Lanciano a mezz'asta "in segno di lutto per la democrazia parlamentare offesa da quanto accaduto la scorsa notte in Senato". 20 lug. 2021
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