Ospedale Lanciano. Non c'è personale, chiuso il reparto di  Urologia

"Dal 4 novembre all'ospedale "Renzetti" di Lanciano (Ch) è chiuso il reparto di Urologia. Il motivo è sempre il solito, cioè la carenza prima e l'assenza adesso di personale".

A denunciare l'ennesima spoliazione è il vicepresidente della commissione  regionale Sanità, il pentastellato Francesco Taglieri, che dice: "A quanto pare, questo è il modo di operare nella sanità pubblica abruzzese: piuttosto che assumere, si chiudono i reparti, costringendo i pazienti ad andare in altri luoghi di cura, nello specifico tra Vasto e Chieti. A tutt'oggi non esistono certezze riguardo alla riattivazione del servizio, e i precedenti non lasciano ben sperare. E' l'ultimo colpo, in ordine di tempo, che la totale disorganizzazione di Asl 02 e Giunta regionale sferrano a un presidio ormai abbandonato. L'incapacità di offrire soluzioni reali genera queste conseguenze e si tagliano servizi a un bacino di utenza tra i 120mila e i 150mila abitanti". A lungo andare, in queste condizioni, il rischio di un declassamento da parte dei tavoli romani potrebbe diventare più concreto che mai. E sarebbe una sconfitta per l'intero territorio".

Un po' di storia. "La situazione di emergenza - si fa presente - era già chiara e c'erano tutti i margini per intervenire in tempo, come testimoniato dalle denunce dei mesi scorsi. Infatti, alla fine dell'anno passato, uno dei due urologi assegnati al reparto è andato in pensione e non è mai stato rimpiazzato nonostante una già pesante carenza di organico. Significa che, per tutto il 2021, in Urologia c'era un solo specialista che, per garantire la migliore assistenza possibile all'utenza, ha perfino rinunciato al proprio periodo di ferie estivo. Dal 4 novembre è stato però costretto a fermarsi per esigenze personali, e la risposta è stata quella di mettere un lucchetto all'intera unità. Una soluzione assolutamente inaccettabile". 

"Il "Renzetti" - è la conclusione - continua a perdere pezzi. L'intera struttura ormai non è più appetibile nemmeno per i pazienti, che spesso scelgono di recarsi direttamente altrove. Le carenze di personale, di coordinatori e di primari sono ormai cronicizzate. Mancano macchinari all'avanguardia e quelli promessi, come nel caso della Tac, vengono puntualmente dirottati da altre parti, lasciando il presidio sguarnito. È una situazione ingestibile e inaccettabile che si ripercuote sulle spalle degli incolpevoli cittadini". 08 nov. 2021

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