Lanciano. Popolazione in calo, sotto i 35 mila residenti
La popolazione di Lanciano fa il gambero, all’indietro, e scende sotto i 35 mila abitanti. La fotografia 2018 per l’Istat dice che sono stati i decessi, superiori alle nascite, ad appesantire la situazione. Prosegue così, anche se rallenta, il calo di residenti in città che al 31 dicembre 2018 ha fatto registrare un ulteriore meno 103 unità, attestandosi a complessivi 34.899 cittadini. Nel 2017 si persero 249 residenti scendendo a quota 35.002. Luci ed ombre sul report annuale elaborato dall’ufficio anagrafico del Comune, diretto da Antonietta Troilo. A pesare sul calo di residenti è stata dunque la forte differenza tra i 228 nati (118 maschi e 110 femmine) e i 406 morti (208 maschi e 198 femmine), che pone una differenza di 178 unità. Ma il calo, sia pure in minima parte, si arresta perché al contrario si registra dopo molti anni un positivo incremento di nuovi iscritti all’anagrafe, 75 persone, frutto della differenza tra gli arrivi da altri comuni e dall’estero, pari a 761 unità, contro le 686 persone che al contrario si sono cancellate o sono emigrate. 

Tra i dati salienti anche l’incremento delle famiglie giunte a 14.194, con un lusinghiero più 78, e in aggiunta le 22 convivenze. Quanto alla popolazione straniera siamo giunti a 1.475 persone (838 femmine e 637 maschi) e sul podio restano la Romania con 619 unità, quindi Albania (220) e la Cina con 88 residenti. Dati reali giacché da anni Lanciano è comune virtuoso avendo ripulito dai registri i residenti fittizi. 

I dati sono giudicati positivi dal sindaco Mario Pupillo che dice: “Aldilà dell’ampia forbice tra nati e morti, registriamo che Lanciano torna ad essere attrattiva, con gente che sceglie di stabilirvisi. Un segnale di controtendenza. La città cambia e offre servizi materiali e immateriali più interessanti di altre realtà e poi si è costruito di più e con costi contenuti. Prima la situazione economica aveva favorito l’uscita da Lanciano. Ora c’è un piccolo segnale di una rotta nuova e più adeguata”. 

Walter Berghella

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