Fiaccole dinanzi al santuario, rose bianche davanti all'altare, e la messa nella chiesa di San Nicola Vescovo a Farindola (Pescara) per ricordare, un nome dopo l'altro, le 29 vittime della valanga che, il 18 gennaio del 2017, era un mercoledì come oggi, inghiottì e devastò l'Hotel Rigopiano, a 1.200 metri, sul Gran Sasso. In undici si salvarono.
Avrebbe dovuto esserci, come ogni anno, la commemorazione davanti ai resti del resort, ma una nevicata ha annullato questa parte del programma. L'autobus con cui sono arrivati i familiari delle vittime, che erano insieme, dopo aver lasciato il tribunale a Pescara dopo si sta svolgendo il processo, è stato fatto tornare indietro, nel centro abitato di Farindola, dalle forze dell'ordine.
Alle 16.49, l'ora del disastro, sono stati lanciati in cielo palloncini bianchi.
"Sono arrivato al Rigopiano con la mia macchina, ero con mia moglie. Nevicava un po', ma non tanto. Avrebbe dovuto esserci la commemorazione, davanti all'ingresso del resort, ma, a parte i giornalisti, non c'era nessuno. Non c'erano neppure le forze dell'ordine. Ho atteso che arrivassero gli altri familiari delle vittime, ma non è venuto nessuno... Poi ho saputo che erano stati bloccati in paese per via del maltempo. A quel punto ho chiamato i carabinieri e ho fatto aprire il cancello per portare rose rosse a mio figlio. Non avremmo potuto andarcene senza lasciargli i fiori. E' uno strazio senza fine", dice, ad Abruzzolive.tv, Alessio Feniello, papà di Stefano Feniello, rimasto sepolto sotto la slavina con altri 28.
"Oggi nevicava a Farindola, come in quel maledetto 18 gennaio di sei anni fa - racconta, ad Abruzzolive.tv, Mariangela Di Giorgio, madre di Ilaria Di Biase, cuoca di Archi (Ch) morta a 22 anni nell'hotel -. Siamo arrivati con l'autobus, noi familiari delle vittime, dopo aver lasciato alle 12.15 il tribunale. Volevamo raggiungere l'Hotel per la cerimonia, ma ci hanno fermato. Ci hanno impedito di raggiungere il luogo della tragedia perché lassù, sotto la montagna, dove ci sono le macerie dell'albergo, dove sono stati seppelliti i sogni di mia figlia, c'era la bufera. C'erano pochi centimetri di neve ma abbiamo incrociato due spazzaneve... Due spazzaneve sulle strade per un pugno di neve. Mi è salita una gran rabbia, una rabbia indescrivibile, frammista a dolore ed emozioni infinite... Invece quel giorno, con metri di neve, non hanno mandato nessuno a pulire le strade, lasciandoli intrappolati nell'albergo, lasciandoli morire tra negligenza, indifferenza e menefreghismo".
Il 17 febbraio ci sarà la sentenza, però prima ci sono ancora diverse udienze. "Mi auguro che la giustizia - sottolinea Loredana Lazzari, madre di Dino Di Michelangelo, una delle vittime con la moglie Marina Serraiocco - ci allevierà un po' il dolore, perché il dolore è tanto, perché potevano essere salvati".
"Siamo pronti ad affrontare l'ultima curva - afferma Gianluca Tanda, portavoce del Comitato familiari delle vittime - quell'ultima curva che i nostri cari non hanno potuto affrontare per scappare via da quella trappola letale". 18 gen. 2022
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