Nessuna corresponsabilià dei deceduti. E’ quanto stabilito, nel giugno 2021, dal giudice civile, Monica Croci, per i morti causati, dal crollo di un edificio, dal sisma dell’Aquila nel 2009. Il giudice, nel dispositivo, non fa neppure cenno ad una eventuale “condotta incauta” delle vittime, che quella notte erano nel proprio appartamento a riposare.
Lo stesso giudice, invece, in una sentenza del 9 ottobre scorso, le 676 del 2022, per il crollo dello stesso stabile, ha accollato il 30% di colpa alle vittime perché erano rimaste in casa a dormire. Entrambi i verdetti arrivano a seguito del ricorso di famiglie, che hanno chiesto di essere risarcite per la perdita dei loro cari nel crollo della palazzina di Via Campo di Fossa, che, con le scosse, si è sbriciolata e sotto cui sono rimasti uccisi e sepolti in 29. “Quindi, - dice l'avvocato Maria Grazia Piccinini, di Lanciano (Ch) mamma della studentessa Ilaria Rambaldi, morta tra le macerie di Via Campo di Fossa - alcuni, compresa mia figlia, sono “colpevoli” perché dormivano, altri no, pur essendo nello stesso palazzo”.
Nel secondo caso, quello più recente, il giudice ha accolto un’eccezione sollevata dall’Avvocatura di Stato, a difesa dei ministeri delle Infrastrutture e dell’Interno. Eccezione che tira ballo “il concorso di colpa dei deceduti per essersi trattenuti all’interno dell’edificio la notte del 6 aprile, nonostante le scosse già verificatesi”. Per la cattiva realizzazione dello stabile, “particolarmente vulnerabile a livello sismico” in alcune parti, quelle delle quali “si è poi verificato il collasso” per l’“anomala disgregazione delle strutture in cemento armato”, e per la “mancata vigilanza e controllo” di Genio Civile, che fa capo al ministero delle Infrastrutture, e della Prefettura, che fa capo al ministero dell’Interno, il 40 per cento di colpa è stata addossata agli eredi del costruttore; il 15 per cento a ciascuno dei ministeri tirati in ballo e il 30% alle vittime. Perché, secondo il giudice, “è fondata l’eccezione di concorso di colpa delle vittime, costituendo obiettivamente una condotta incauta, quella di trattenersi a dormire - così privandosi della possibilità di allontanarsi immediatamente dall’edificio al verificarsi della scossa….”.
Nella sentenza del 2021 invece, l’eccezione dell’Avvocatura di Stato, a difesa del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che chiedeva, per altre circostanze, il concorso di colpa delle vittime, è stato respinto, tanto che il Ministero è stato condannato in pieno a risarcire. Nella prima sentenza non viene rilevata la “condotta incauta” delle due vittime perché dormivano, in un’abitazione tra l’altro di proprietà. Nelle 12 pagine della sentenza non c’è alcun accenno a questa circostanza, che, invece, ha caratterizzato la seconda, decurtando il risarcimento alle famiglie, e ha generato proteste a L’Aquila e indignazione e dure prese di posizione in tutta Italia. “Due sentenze, su morti nello stesso luogo e in medesime circostanze, - riprende l’avvocato Piccinini - con misure di giudizio diverse”.
E domanda: “Come mai in questa causa si sono persi più fascicoli? Quali informazioni in più, rispetto a tutto il resto della popolazione dell’Aquila, avevano questi ragazzi per essere giudicati incauti? E’ frutto di pregiudizio la sentenza di ottobre, di discriminazione o di errore? E’ sconvolgente che, su uno stesso fatto, ci siano sentenze dello stesso giudice, perché queste non sono le uniche, che si contraddicono in modo sostanziale”. 17 ott. 2022
SERENA GIANNICO
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