Terremoto L'Aquila e Centro Italia. Crimi: 'Per ricostruzione servono misure shock'

Servono "misure choc" per far partire la ricostruzione nel centro Italia e "ridare speranza ai cittadini e voglia di rinascita economica e sociale" a quei territori. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Vito Crimi, fa il punto sulla situazione nelle regioni colpite dai terremoto a partire dal 2016 annunciando che il decreto contenente le "misure immediate" arriverà la prossima settimana o al massimo entro fine mese in Consiglio dei ministri.  Fino ad ora - aggiunge - "si è scelto di utilizzare il modello Emilia Romagna che però ha dimostrato tutta la sua inefficacia" in un'area completamente diversa. E si è messa in piedi una "struttura multilivello" per gestire la ricostruzione "poco efficace", con un "percorso ad ostacoli" che ha rallentato di fatto i processi decisionali. Il decreto non sarà blindato. "Auspico che ci sia da parte del Parlamento - dice Crimi - la massima collaborazione, perché tutti vogliamo una ricostruzione in tempi rapidi e ben fatta".

Il testo, sul quale stanno lavorando gli uffici tecnici, conterrà anche misure riguardanti il sisma che a dicembre ha colpito la provincia di Catania e quelle necessarie a superare le criticità che ancora insistono in Abruzzo a dieci anni dal sisma del 2009. Ma la maggior parte interesseranno i comuni del centro Italia e le regioni Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo. Crimi ne ha indicate alcune: il potenziamento del personale dei Comuni addetto alle pratiche per la ricostruzione - ad oggi sono 700 persone e l'obiettivo è di assumerne almeno altre 350 -; la possibilità di affidare agli stessi Comuni tutto l'iter delle pratiche per i cosiddetti 'danni lievi' (quelli indicati con la lettera B); la fissazione della scadenza definitiva per la presentazione delle domande per ottenere il contributo dei danni lievi; l'adeguamento del tariffario dei professionisti incaricati di curare le pratiche; l'eliminazione dell'obbligo di non vendere l'immobile fino a due anni dopo la ricostruzione. Anche per quanto riguarda la ricostruzione pubblica, "che oggi è ferma", Crimi ha parlato della necessità di "alleggerire le procedure". Tra le priorità, il sottosegretario ha indicato la necessità di consentire che la progettazione e tutti i servizi tecnici fino alla soglia comunitaria vengano assegnati con affidamento al prezzo più basso, l'innalzamento della soglia per il ricorso alla procedura negoziata e la riduzione dei tempi di attesa per l'assegnazione dei lavori. Ma tutto ciò, conclude il sottosegretario, non può prescindere da uno "sviluppo economico e sociale del territorio": l'obiettivo, spiega, è "scongiurare di ricostruire paesi bellissimi ma disabitati. E per farlo dobbiamo attirare gente in quei territori e riportarci chi c'era. Questa è la scommessa più importante, su cui dobbiamo essere tutti d'accordo". 

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