Spunta una terza sentenza sul terremoto dell'Aquila che nega il 'concorso di colpa' delle vittime e anzi addebita la totale responsabilità dell’accaduto allo Stato, condannato a pagare.
Se nell'ultima sentenza, del 9 ottobre scorso, emessa dal tribunale de l'Aquila, era stato attribuito il 30% di colpa alle vittime perché rimaste in casa a dormire, e in un verdetto del giugno dell’anno scorso, redatto dallo stesso giudice, Monica Croci, per il crollo dello stesso palazzo, la sentenza fu di segno opposto; ora emerge una sentenza, dell’ottobre 2021, nella quale, ancora lo stesso giudice, esclude la colpa di una studentessa rimasta a casa a dormire, sempre nel palazzo di via Campo di Fossa, e poi morta sotto le macerie, ritenendo che la decisione della giovane fosse stata determinata dalle ampie rassicurazioni date dalla Protezione civile.
Il caso riguarda M.S., 21enne di Lanciano (Ch). I familiari della ragazza hanno fatto causa alla Presidenza del Consiglio dei ministri, che abbraccia la Protezione civile, chiedendo di essere risarciti. E il giudice ha dato loro ragione, spiegando tra l'altro che la studentessa, sentendosi "rassicurata ampiamente" dalla Protezione civile, "modificò le proprie abitudini, disfacendo la borsa che usava tenere accanto al letto e cessando di uscire all’aperto al verificarsi delle scosse". La sera del sisma, si ricorda, "aveva scelto di non portarsi all’aperto al verificarsi delle scosse avutesi alle 22.48 ed alle successive 00.39 proprio perché qualificate", dalla Protezione civile, "quale scarico di energia e quindi ritenute sostanzialmente come preventive di ipotetiche scosse forti e distruttive".
Nello stesso dispositivo, in più passaggi, il giudice rimarca come la studentessa, prima della catastrofe, fosse "fortemente impaurita dalle scosse di terremoto che da tempo si susseguivano nel capoluogo abruzzese, usasse dormire vestita, per essere pronta ad uscire di casa al verificarsi di una scossa, fuggendo in luoghi chiusi e trascorrendo anche la notte all’aperto. In particolare, a seguito delle forti scosse del giorno 30 marzo la ragazza, anche considerata la decisione dell’Ateneo di sospendere le lezioni, aveva deciso di far rientro a casa a Lanciano, e programmato di lasciare L’Aquila il giorno successivo". Decisione che poi modificò a seguito delle dichiarazioni "rassicuranti" del vice capo della protezione civile a margine della riunione della Commissione Grandi Rischi.
A quanto si ricostruisce nella sentenza, la riunione degli esperti della Commissione era stata convocata il 31 marzo a L’Aquila "al dichiarato scopo di rassicurare la popolazione - a fronte le notizie allarmistiche diffuse da un ricercatore, tale dott. Giampaolo Giuliani, che sosteneva di aver elaborato un metodo di previsione dei terremoti e prospettava l’imminenza di una forte scossa - e fornire alla stessa tutte le informazioni disponibili alla comunità scientifica in ordine all’attività sismica delle ultime settimane".
"A margine del citata riunione, il convenuto Vice Capo della Protezione Civile, Bernardo De Bernardinis, rilasciava un’intervista televisiva nella quale forniva informazioni scientificamente scorrette ed incautamente rassicuranti, affermando come non vi fosse pericolo e come lo sciame sismico in atto costituisse uno 'scarico di energia' favorevole…", si legge nel verdetto. Quanto detto, scrive il giudice, "indubbiamente costituisce un messaggio rassicurante, poiché propone una lettura del fenomeno sismico in atto secondo cui il susseguirsi di molte scosse di magnitudo non molto elevata rende poco probabile il verificarsi una forte scossa distruttiva". Dunque, conclude la sentenza, "la defunta recepiva tali informazioni, traendone un effetto rassicurante; decideva quindi di trattenersi a L’Aquila e di abbandonare le precauzioni adottate precedentemente". E così resto nell'appartamento a riposare.
"Questa sentenza - commenta l’avvocato Maria Grazia Piccinini, mamma della studentessa di Ingegneria Ilaria Rambaldi, morta nello stesso palazzo - si pone in palese contraddizione con la sentenza che riconosce il 30% di responsabilità agli altri ragazzi di via Campo di Fossa. In quanto per loro le rassicurazioni non sono state considerate e loro sono stati incauti e non rassicurati dalla Protezione civile. Tutto senza uno straccio di pezza d'appoggio né una giustificazione benché minima. Figli e figliastri. Può un giudice comportarsi così in sentenze pronunciate in nome del popolo italiano? Può un giudice trattare senza valore dei ragazzi che hanno avuto solo la colpa di credere in chi li ha ingannati?" 18 ott. 2022
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