'Costa Concordia? Ma Schettino...'. I sopravvissuti abruzzesi al naufragio commentano la sentenza
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"Abbiamo seguito in maniera superficiale la vicenda processuale, ci riteniamo già fortunati ad esserne usciti incolumi. Non ce la sentiamo di esprimere un giudizio in merito alla sentenza, possiamo solo dire che non crediamo che la colpa sia da attribuire interamente a Schettino".

Raffaele Travaglini, di Roccascalegna (Ch), non va troppo oltre. Solo poche parole per commentare la sentenza  del Tribunale di Grosseto che ha inflitto, all'ex comandante Francesco Schettino, 16 anni di reclusione, un mese di arresto e l'interdizione per 5 anni dal comando di nave, per il naufragio della Costa Concordia: davanti all'isola del Giglio il 13 gennaio 2012 la nave da crociera, dopo "l'inchino" e l'urto contro gli scogli, si accasciò lentamente sul fondo del mare. Trentadue le vittime. A bordo, in quel viaggio iniziato da poche ore, c'era anche Travaglini con la moglie Maria Gina Zinni e i figlioletti. Era stata lei ad organizzare, a sorpresa, quel viaggio: era il regalo per il marito, per i 40 anni. Ma il tempo di salire a bordo, a Civitavecchia, e si trasformò in un incubo: la nave che inizia ad affondare, il buio, il dramma di centinaia di viaggiatori intrappolati, la lotta per la salvezza. "Il dramma è stato soprattutto per i bambini - disse all'epoca Travaglini ad Abruzzolive.tv - che continuavano a gridarci di non voler morire".

"Certo, - dice ora Travaglini riguardo alla sentenza -  per quanto mi riguarda l'importante è che qualcuno paghi per chi ha perso la vita nella tragedia e per le loro famiglie. Per conto nostro posso dire che abbiamo subito accettato gli 11 mila euro che ci sono stati rimborsati insieme alle spese mediche e a quanto speso per lo psicologo infantile. Perché mio figlio per superare lo shock ha impiegato circa un anno". 
 
"Non ho mai ritenuto Schettino responsabile di quanto accaduto - dichiara invece Silvio Luciani, parrucchiere di Lanciano (Ch) -, o almeno non l'unico colpevole". Anche lui era sulla nave, per lavoro, insieme ad altri colleghi, perché avrebbero dovuto prepararsi per un reality. Ma la catastrofe si verificò in brevissimo tempo. Luciani riuscì a mettersi agevolmente in salvo. "Penso ci sia stato un processo mediatico fuorviante - riprende - che ha avuto come intenzione quella di scaricare tutte le responsabilità su un unico soggetto, quando è evidente che la stessa società Costa abbia le sue colpe. Per quanto mi riguarda credo che siano anche troppi i 16 anni". 
 
"Potevano rinchiuderlo e buttare via la chiave", così Cinzia Antelmi di Pescara che si trovava sulla nave insieme alla sorella Barbara, entrambe parrucchiere, per partecipare ad un talent. "Il comandante deve essere l'ultimo a scendere dalla nave ed avrebbe dovuto dare indicazioni, è solo lui il colpevole. Per quanto riguarda la sentenza io gli avrei augurato 10 anni di reclusione per ogni persona che ora non c'è più a causa sua. Che poi Costa abbia le sue responsabilità è fuori discussione, toccava a loro affidarsi a persone competenti".
"Una sentenza ridicola - dichiara Barbara Antelmi, sorella di Cinzia -, ma questa è l'Italia. Schettino non si farà neanche un giorno di carcere, quando tante persone per molto meno ricevono costantemente pene più severe. Ci è stato praticamente intimato di non continuare con il processo a livello civile perché ne avremmo ricavato molto poco. E sinceramente non ce la siamo neanche sentita di affrontare anni di lotte dispendiose che non avrebbero portato risultati".
 
"Non dirò che sia solo bassa la pena ma anche che sono ingiusti i risarcimenti- commenta Alessia Balducci di Lanciano (Ch), che era sulla nave con il marito Maurizio Pellegrino per questioni lavorative -. Siamo stati risarciti molto meno rispetto a tante altre istituzioni. Allo Stato è andato addirittura un milione di euro, mentre a noi che siamo rimasti lì dentro a rischiare la vita appena 30 mila euro. Per non parlare di chi la vita l'ha persa davvero. Per questo non è soltanto una sentenza ingiusta ma sembra anche una presa in giro".  13 febbraio '15
 
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