La protesta va in scena sotto la bufera di neve, che scende a tratti. Sono inferociti i lavoratori della Faist, fabbrica del settore automotive situato nella zona industriale di Cerratina a Lanciano (Ch). Perché l'azienda ha annunciato la chiusura. Via dalla Val di Sangro per spostarsi a Montone (Perugia), dove sono stati dichiarati circa 50 esuberi.

E i 17 dipendenti del sito di Lanciano, compresa una interinale, per la maggior parte donne, resterebbero senza occupazione. Qui si producono componenti e sensori per le turbine di auto e veicoli commerciali (non di Sevel). Da qualche giorno sit-in davanti ai cancelli, ingressi guardati a vista. "Poco prima di Natale - spiega Manuela Ricci, responsabile di stabilimento e Rsa Fim Cisl - è stato annunciato lo smantellamento dell'attività, ma non per crisi. Solo sulla base della previsione di una contrazione di mercato, che non riguarda le nostre linee, però. Noi stiamo lavorando a pieno regime. Purtroppo, senza una ragione, è stata presa la decisione di trasferire. Siamo un'eccellenza. Ci abbiamo sempre messo tutto l'impegno possibile, orgogliosi di far parte di questa grande realtà". Il gruppo Faist conta 4mila dipendenti in 33 sedi nel mondo.

"Abbiamo sempre avuto lodi e certificazioni per la qualità dei prodotti". Sulle inferriate decine di striscioni che denunciano un dramma che finora si è consumato nel silenzio e nell'assenza della politica. "Giù le mani dalla Faist Sangro", recitano, oppure "L'indifferenza è complice dei misfatti peggiori" e, ancora, "Ci portano via il lavoro". Presidio anche di notte, per impedire che, con i tir, si portino via i macchinari. Un autoarticolato viene bloccato tra le urla, presente la polizia; un altro che deve entrare, gira e si perde tra le strade limitrofe. "Via, via – gridano – da qui non prenderai niente". Chiedono attenzione i lavoratori, convinti che "insieme si può ancora..." arrivare ad un ripensamento.

"Stanno cercando di delocalizzare. E' inaccettabile e assurdo - dichiara Domenico Bologna, Fim Cisl Abruzzo e Molise -. Hanno sempre fatto sacrifici, questi lavoratori, e il ringraziamento è che nel momento in cui l'azienda ha problemi altrove, sposta la produzione in Umbria, lasciando tutti a casa. E' preoccupante il fatto che abbandoni l'Abruzzo - e non è la prima impresa a fare questo - per stabilirsi in atre regioni. Bisogna che le istituzioni - Regione e Comuni - si mobilitino e che si interroghino sulle cause di questa fuga dai nostri territori".

Serena Giannico

@RIPRODUZIONE VIETATA

Ha collaborato Andrea Franco Colacioppo

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