Lanciano. Chiude l'azienda Faist. Ascom Abruzzo: 'Politica e istituzioni si mobilitino'

Suona la sveglia ad istituzioni e politica l'associazione Ascom Abruzzo, riguardo alla grave situazione che stanno vivendo i lavoratori dell'azienda Faist di Lanciano (Ch), che ha deciso di smantellare lo stabilimento situato nella zona industriale di Cetrratina per trasferirsi a Perugia, dove ha problemi di esuberi. 

Ascom Abruzzo, sulla questione, ha inviato una lettera al prefetto di Chieti, Giacomo Barbato; al presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio; agli assessori alle Attività produttive e al Lavoro della Regione, Mauro Febbo e Piero Fioretti, e al sindaco di Lanciano, Mario Pupillo.

"Nel territorio di Lanciano-Val di Sangro - scrive nella nota Angelo Allegrino, presidente  Ascom - si sta consumando l’ennesimo dramma del lavoro, nel silenzio più inquietante. L’azienda Faist, che opera nell’ambito di quell’automotive su cui l’Abruzzo sta investendo e di cui tanto parla, ha deciso di chiudere. E non perché ha problemi qui, sul nostro territorio, dato che la produzione va avanti a pieno ritmo. Ha problemi in altre sedi, ma sta tagliando in Abruzzo per spostare la produzione in Umbria. Si tratta di una fabbrica d’eccellenza che produce componenti di qualità".  

"Sono 17 - prosegue - i dipendenti, compresa una interinale, per la maggior parte donne, che rischiano di restare presto disoccupati. E che in questi giorni stanno dando vita ad una strenua lotta, per cercare di conservare il proprio posto. Stanno presidiando i cancelli, notte e giorno, sotto il freddo e la neve, per evitare che vengano portati via i macchinari delle linee di produzione. E nessuno che stia dando loro un aiuto. Problemi, inoltre, ci sono anche alla SanMarco Industrial, altra azienda di Lanciano, che ha annunciato una quarantina di esuberi". 

Ascom Abruzzo si dice  "preoccupata per quanto sta accadendo e per le sorti di questi lavoratori e chiede che le istituzioni e la politica facciano la loro parte, che almeno facciano un tentativo per salvare i lavoratori da una sorte che sembra ormai segnata". 

"E’ un copione - afferma - che, purtroppo, si ripete. Sono diverse le aziende che in questi anni hanno delocalizzato, non solo all’estero, lasciando sul lastrico centinaia di lavoratori. Alcune hanno optato semplicemente per altre regioni, abbandonando l’Abruzzo. Che non sembra più territorio appetibile per investire, mentre in passato qui si si sono insediati i colossi metalmeccanici che ancora trainano l’economia regionale e attorno ai quali ruotano decine di piccole imprese. Occorre un intervento deciso delle istituzioni che debbono mobilitarsi e interrogarsi su questa incresciosa vicenda, cercando anche soluzioni. E magari investendo su quelle infrastrutture - strade, superstrade, porti - del cui potenziamento si parla da decenni ma che presentano lacune ed inefficienze croniche". 

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