Coronavirus. Sevel. Lavoratore rimandato a casa con 38 di febbre: scattano tamponi e polemiche

Non è stato fatto entrare in fabbrica, in Sevel ad Atessa (Ch), dopo che è stato accertato che aveva 38 di temperatura e, quindi, che era febbricitante. E' stato bloccato ai cancelli e mandato via.  Procedura prevista nell'intesa siglata, il 9 aprile, in vista della ripartenza, tra Fca e sindacati.

La temperatura corporea viene rilevata, all'ingresso, da un termoscanner, e se, dopo due misurazioni, è più di 37,5, il dipendente viene mandato via. Così è stato. Il punto su cui si è accesa la disputa è che l'operaio, del Vastese, è arrivato con l'autobus, su cui c'erano altri colleghi pendolari, e poi l'ha ripreso per tornare a casa. "Col rischio di infettare tutti, in caso di positività al Covid 19", ha denunciato, in una lettera inviata ieri alla Regione, Alfredo Fegatelli, segretario Fiom Chieti. La missiva è stata mandata al governatore Marco Marsilio e agli assessori Nicoletta Verì e Mauro Febbo, ai quali è stato chiesto "se è stato previsto un protocollo d'intervento in casi del genere".

Al momento non c'è alcun "protocollo" e lo conferma Febbo rispondendo al sindacato. "L'episodio  - afferma -  al di là del comportamento irresponsabile, e penalmente perseguibile, del lavoratore, che ha preso un mezzo pubblico per recarsi in azienda mettendo a rischio contagio migliaia di colleghi, ha fatto emergere una "falla" rispetto al rigido accordo nazionale sottoscritto tra Fca e sindacati".

Il lavoratore, oggi, grazie alle indicazioni fornite da Fiom, è stato contattato dalla Asl di Lanciano Vasto Chieti e sottoposto a tampone. Sono poi stati rintracciati gli altri che hanno viaggiato con lui sul pullman, solo all'andata perché "per il ritorno il concessionario ha garantito il rientro in  isolamento", e anche loro dovranno sottostare al test per il coronavirus. "Con il presidente Marsilo - annuncia Febbo - abbiamo deciso di convocare per domattina Sevel, Asl e sindacati per capire come attuare misure di messa in sicurezza rispetto a questi episodi. Provvederò poi a convocare anche la giunta del Molise, affinché lo stesso protocollo sia da essa recepito, poiché molti lavoratori della Val di Sangro provengono da quella regione". 

Anche in altri stabilimenti sono accaduti fatti simili però i lavoratori se ne sono tornati nelle loro abitazioni con auto propria. "Metodo Zaia. Tamponi per tutti i lavoratori", torna a sollecitare Fiom, che insiste anche sulla necessità di "misurare, con un termometro, la temperatura prima che i lavoratori salgano sugli autobus".

E i 5Stelle annunciano che porteranno la questione in Consiglio regionale. "In meno di una settimana dalla riapertura dell'area industriale della Val di Sangro, la più importante d'Abruzzo, - fa presente la capogruppo M5S, Sara Marcozzi - si è palesata la prima, enorme, falla nel sistema di sicurezza. Quanto accaduto  - prosegue - dimostra come il protocollo studiato dalla Regione – sperando che ce ne sia uno – sia completamente da rivedere. Siamo costretti a lasciare col fiato sospeso centinaia di persone in attesa del risultato del tampone che, grazie alla totale disorganizzazione del centro destra, di Fratelli d'italia, Forza Italia e Lega - ha tempi medi di attesa di circa 15 giorni. E se dovesse risultare positivo, il potenziale danno sarebbe incalcolabile. Per questo, depositerò un'interpellanza urgente per conoscere ogni minimo dettaglio della questione. E lo scaricabarile fatto anche in questa circostanza da parte di chi ha il dovere di amministrare e garantire la sciurezza di chi lavora, - attacca - lascia trasparire tutta l'inadeguatezza nella gestione delle emergenze. La necessità di riaprire e di ripartire a tutti i costi, pur di anticipare il Governo nazionale, rischia di fare male se non è accompagnata da una pianificazione seria".

"Già il caos delle ordinanze emanate da Marsilio per il weekend del Primo maggio, con le passeggiate di Pescara che si sono riempite di migliaia di cittadini non a distanza di almeno un metro l'una dell'altra, hanno creato un precedente molto grave. Adesso si aggiunge questo caso che colpisce anche il mondo del lavoro. La speranza è che il tampone risultati negativo, ma è inaccettabile che un Governo regionale debba affidarsi alla fortuna".

Anche Fiom torna sulla spinosa vicenda. "L’assessore Febbo, - replica Fegatelli - sa che ci sono lavoratori che per andare a lavorare in Val di Sangro escono alle 3.30 di mattina e devono prendere più autobus e fare più di due ore di viaggio? Visto che la febbre non viene a comando, l’assessore, ha valutato che la temperatura corporea in due ore può subire variazioni? Se un lavoratore dovesse manifestare sintomi durante il viaggio, - torna a chiedere -, la Regione ha previsto come intervenire subito? Ha previsto diagnosi immediate in questi casi? La faccenda - rintuzza Fiom - non riguarda solo Sevel, che pure ha 6mila addetti, ma tutte le aziende dell'Abruzzo, perché quello che è successo in Val di Sangro si può verificare ovunque. Quindi che c'entra l'accordo con Fca? Tra l'altro in molte fabbriche non ci sono protocolli condivisi, come non è presente il sindacato. E' evidente che non si ha una visione completa della situazione. La Regione deve avere un proprio protocollo per regolare quello che accade fuori dai siti produttivi, a partire dal trasporto pubblico".

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