Coronavirus. 'Riaprire i teatri e farli diventare patrimonio da vivere': proposta/appello di Gesini e Angelucci Marino

"Siamo una coppia di vita e d’arte. Io sono una metà, Rossella è una metà e insieme siamo un’unità. Da oltre venti anni facciamo teatro, e viviamo unicamente di questo. Nessuna certezza, nessuno stipendio, nessun paracadute. Zero. Come migliaia di artisti italiani viviamo di compensi. I “compensi” nel nostro mondo sono episodici e di poca sostanza. Ci pagano per gli spettacoli che facciamo, per le lezioni di teatro che diamo, gli enti locali ci danno piccoli contributi per le manifestazioni che organizziamo. Fine. In questo quadro, desolato e desolante, è arrivato il Covid19".

Così gli attori Rossella Gesini e Stefano Angelucci Marino, che sono anche  sposati. "L'emergenza sanitaria e la relativa chiusura forzata dei teatri ha creato un pauroso vuoto culturale e una grave emergenza economica per i lavoratori del settore". 

Due stagioni teatrali, due scuole di teatro, due teatri dove la compagnia, la loro, Teatro del Sangro,  costruisce i propri spettacoli. "Raccogliamo le idee e le proposte fatte in questi giorni - dicono - da due maestri della scena contemporanea, Gabriele Vacis e Marco Baliani. Le raccogliamo e le caliamo nel nostro contesto teatrale, sociale e culturale".

"L’idea - spiegano - è riaprire i nostri due teatri a Lanciano/Treglio e a Vasto: aprirli e tenerli aperti tutto il giorno e, venerdì e sabato, anche la notte. Aprirli veramente. Finora i teatri erano chiusi per la maggior parte del tempo, si aprivano al pubblico soltanto per le due o tre ore dello spettacolo. Apriamoli sempre! Gli spettatori potranno entrare ad ogni ora del giorno. Naturalmente non si potrà entrare in più di trenta per volta. Ma l’estensione del tempo d’apertura permetterà d’incrementare le presenze. Prenoti on line (come nei musei) e rimani quanto vuoi. Ti misurano la febbre quando entri e le maschere saranno addestrate alla sanificazione che potrà avvenire periodicamente nell’arco della giornata. Distanze, mascherine, guanti, tutto garantito. Per la gestione di tutti i servizi si sfrutterà l’esperienza nell’uso della rete che stiamo facendo adesso, in clausura".

E cos’è che accadrà nei teatri? "I maestri del Novecento - proseguono i due attori - ci hanno insegnato che quello che c’è dietro alla rappresentazione è prezioso quanto lo spettacolo stesso. E’ l’occasione buona per fare il salto, per realizzare il sogno del "Living theatre" di Grotowski, di Copeau e Paolo Grassi che volevano il teatro come servizio sociale, come la metropolitana e l’acqua potabile. Portiamo in scena tutto: le prove, le letture dei testi, l’allenamento degli attori e degli allievi-attori, l’allestimento delle luci e dei suoni. Nel lavoro quotidiano degli attori, della scuola di teatro e delle prove c’è tensione, c’è cultura, c’è scoperta comune, c’è tanta bellezza. Smettiamola di tenercela per noi. Il teatro, più che creazione di forme è creazione di relazioni tra le persone. Prendiamo tutto il coraggio che abbiamo accumulato in questo isolamento e portiamo a Treglio e a Vasto tutto quello che c’è dietro allo spettacolo, tutti i giorni, per tutto il giorno. E anche certe notti. Questa rivoluzione richiede una grande collaborazione tra gli artisti, i tecnici, gli organizzatori. Cogliamo l’occasione per trasformare finalmente i teatri da luoghi esclusivi in spazi d’inclusione. Cogliamo l’occasione per dare un futuro a questo straordinario patrimonio che sono i nostri teatri.

"In concreto, decreti del Governo permettendo: a giugno/luglio stiamo per allestire uno spettacolo itinerante per i centri storici d’Abruzzo e Molise; a settembre andremo in prova con il nuovo spettacolo e inizieremo le lezioni della scuola di teatro 2020/2021. Tutte le fasi di queste attività saranno “a porte aperte”, basterà prenotarsi on line per partecipare gratuitamente. I lavoratori dello spettacolo sono diventati invisibili, ci restano sole le voci e i video che ancora cercano disperatamente di testimoniare una presenza, ma virtuale, lontana. Occorre uscirsene con proposte, ribaltamento di tavoli, invenzioni.

Il mondo di prima non ci sarà più, entreremo in un lungo periodo di stagnazione e recessione economica, è inutile continuare a illudersi su una ripresa, una crescita, bisogna smetterla di pensare in quel modo, non serve più. In teatro questo vuol dire ripensare interamente le modalità produttive, serve un sano gioioso esemplare francescanesimo. Servono spettacoli agili, capaci di vivere senza orpelli, facili da produrre e da far circuitare, che costino poco in termini di preparazione e che siano giusti nella retribuzione degli artisti. Anche noi, come Marco Baliani, rivolgiamo un accorato appello ai sindaci, agli assessori, agli organizzatori e ai direttori di festival estivi, affinché non demordano, non abbandonino gli spazi conquistati, riducendo di certo la programmazione, ma continuando ad esserci".

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