Sevel. Fiom chiede l'attivazione di un tavolo in Regione per futuro Val di Sangro

Il futuro dell’ automotive in Val di Sangro va studiato attentamente, subito, visti gli scenari che mutano nel settore. Per il momento la Sevel di Atessa (Ch)  viaggia a gonfie vele per la produzione industriale e per il Pil dell’intero Abruzzo, ma il futuro dell’automotive deve iniziare ora.

Alla Regione si chiede per ciò di aprire un tavolo sugli investimenti, perché le infrastrutture ci sono, e poi per capire quali siano i piani industriali di Fca-Sevel. Questi gli interrogativi che Fiom- Cgil pone in conferenza stampa, nella sede di Lanciano. Intervenuto il segretario generale di Chieti, Alfredo Fegatelli. Assente Michele De Palma, della segreteria nazionale, improvvisamente impegnato per le emergenze coronavirus nelle fabbriche.

Fegatelli si sofferma sul problema dell’indotto sangrino, mono produttivo, e sulla partenza in Polonia, a Gliwice, della realizzazione del Ducato a fine 2020 con pieno regime nel 2021 per centomila furgoni l’anno.  Ad allarmare Fiom è stata la considerazione del numero uno di Peugeot, il portoghese Carlos Tavares, che parlando della Polonia ha lasciato intendere di puntare sui veicoli commerciali leggeri e pure sull’indotto. "

"I siti polacchi - dice Fegatelli - parlano apertamente di accordi con il Governo per investimenti decennali. E’ un’azienda che ha dinamismo ed ha sviluppato nuove tecnologie. In Sevel i furgoni destinati al marchio francese rappresentano ora il 45%. La politica abruzzese, e con esso il presidente Marco Marsilio, deve muoversi immediatamente, interessando il Mise per conoscere le intenzioni di Fca sui piani industriali. Gli investimenti sono fondamentali per accrescere occupazione. Non si conosce ancora se e quando si farà il nuovo Ducato. Lungamente si è parlato di oltre 6 mila dipendenti in Sevel ma al 29 gennaio scorso erano 5.882, a parte i circa 500 lavoratori precari, interinali e trasfertisti".

Altro aspetto non secondario è l’indotto mono produttivo. "Ci sono 18 aziende con circa 300 dipendenti l’una che lavorano solo per Sevel: bisogna che si inizi a pensare anche a diversificare le produzioni, pure per altri marchi. E’ necessario pensarci, perché il sistema potrebbe implodere, e sarebbe una catastrofe. Sevel è una macchina da guerra, capace di raggiungere ampiamente il record di 310 mila Ducato da produrre nel 2020 ed ha una infrastruttura in grado di farne di più, se il mercato lo richiedesse, e senza spremere i dipendenti. Le turnazioni sono state cambiate per questo obiettivo, senza aumentare l’occupazione. Sacrifici chiesti ai lavoratori senza dare certezze sul futuro che va capito e costruito adesso.

Walter Berghella

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