La sforbiciata è stata inflitta. Netta. Il Consiglio regionale d’Abruzzo, l’altro ieri, con il voto del centrodestra, ha ulteriormente ridimensionato quella che, storicamente, era già l’area protetta più tagliata d’Abruzzo.
Rifilature, anche accorpandole, erano già state apportate nel ’98, nel 2000 e poi nel 2011. Ora ai 54.361 ettari del Parco naturale regionale Sirente-Velino sono stati sottratti circa altri 10mila ettari. Una riperimetrazione che fa gridare allo scandalo. Che, tuonano i 5 Stelle, serve per “favorire le doppiette” e “liberare boschi per lo sfruttamento del patrimonio arboreo”. “Lega, Fratelli D’Italia e Forza Italia hanno cancellato una larga porzione di Parco - attacca il consigliere regionale M5s Giorgio Fedele -. La Giunta del presidente Marco Marsilio si è confermata una sciagura per la nostra regione verde che, adesso, purtroppo, è un po’ meno verde!". Barricate dei pentastellati che, alla legge dell’assessore salviniano Emanuele Imprudente, si sono opposti con circa 16mila 700 emendamenti "presentati - ricorda Fedele - tra Commissione e aula" e che hanno costretto la maggioranza a ricorrere all'uso dello strumento della “ghigliottina” , quindi della clausola d'urgenza, "pur di portare a casa la sciagurata norma". Altre migliaia di emendamenti, anch'essi bypassati, sono arrivati dal Pd. "Una furbata, vista e rivista, mascherata da intervento salva- territorio - rintuzza Fedele - e celata dietro la frase: ‘Lo sta chiedendo la comunità…’. Questa legge - prosegue - non migliora e non potenzia il Parco, non stanzia un euro per la sua valorizzazione, non vi è un progetto di ritorno in termini economici ed ecologici". Secondo Imprudente, invece, si tratta di "una svolta per far innamorare i cittadini del Parco, per creare opportunità, per uscire dal commissariamento con una governance snella e con i Comuni protagonisti".
Secondo lui le critiche sono "strumentali, per una riperimetrazione che ha interessato aree non di pregio, che saranno comunque tutelate dall’insistenza delle Zone di protezione speciale e della Rete natura 2000". Ma le polemiche infuriano. Legambiente Abruzzo sollecita il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, a chiedere al Governo ad impugnare la norma”, che rappresenta “una scelta anacronistica e in contrasto con le leggi nazionali e gli obiettivi dell’Unione Europea sulla tutela della biodiversità e sul percorso della Next Generation". Contrariate anche le associazioni Wwf, Lipu, Pro Natura, Italia Nostra, Mountain Wilderness, Fare Verde, Salviamo l’Orso, Orso and Friends, Dalla parte dell’Orso, Appennino ecosistema, Touring Club di Pescara, Cgil L’Aquila e Comitato Salviamo il Parco Sirente Velino. Ad esse si aggiunge anche la voce di protesta della Stazione ornitologica abruzzese. Ricordano, insieme, che la petizione on line da loro attivata "ha raggiunto quasi 128.000 firme”, che “personalità della scienza e della cultura italiane hanno firmato un appello per evitare lo scempio”; che “è nato un comitato apposito per affrontare la questione. Nonostante ciò, la Regione è rimasta sorda e ha perdurato in una scelta scellerata, portata a compimento". "Ci chiediamo - evidenziano - cosa sia stato raccontato" ai cittadini, se sia stato detto chiaramente che tanti vincoli ci saranno comunque, indipendentemente dalla presenza del Parco, ma che invece molti altri vantaggi, come i rimborsi dei danni da fauna selvatica adesso seguiranno procedure meno snelle e più lunghe. Quali saranno i vantaggi dal punto di vista economico e turistico?”
Alla Regione - ribadiscono - "abbiamo chiesto azioni mirate ad un rilancio del Parco: l’uscita dal commissariamento che perdura dal 2015, le nomine delle figure apicali di presidente e direttore, l’approvazione del Piano di assetto naturalistico, il coinvolgimento dei giovani residenti nella vita dell’area protetta, una dotazione finanziaria adeguata per il suo funzionamento, maggiori controlli e implementazione del profilo tecnico/scientifico. La risposta - si fa presente - è stata solo quella di aumentare gli ettari di territorio che rimarranno fuori dal Parco". "Le lobby dei cementificatori e dei cacciatori ce l'hanno fatta - affonda Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione -. Quanto è accaduto è pura barbarie. Quelle aree rappresentano obiettivi di sicuro interesse per iniziative speculative e investimenti della criminalità organizzata. Il Governo che si vanta di essere ambientalista impugni davanti alla Corte Costituzionale questa porcheria. La questione va portata anche all'attenzione del Parlamento europeo". 19 mag. 2021
SERENA GIANNICO
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