Estrazione metano a Bomba. 'La ricerca dei profitti, ignorando le fragilità del territorio, rievocano tragedie da non rivivere'

"Le forti criticità connesse all’estrazione ed alla raffinazione del gas dal giacimento insistente sul territorio di Bomba (Ch) non le abbiamo inventate noi, sono note da molti decenni. Le ha evidenziate l’Agip, quando aveva tutti i permessi, e sono state brillantemente illustrate nel volume “Geologia ambientale” del 1997 da Bruno Martinis, professore ordinario di Geologia e presidente del Comitato per la Geologia e le Scienze Minerarie del Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr)".

Il comitato Gestione partecipata del territorio di Bomba (Ch) torna a far sentitre le proprie ragioni. E la propria voce, nel ribadire contrarietà alle trivelle e all'estrazione di gas dal giacimento "Colle Santo".

"Nel volume - rimarca il comitato - si legge che le problematiche sono legate alla pessima qualità del gas, che contiene un’elevata percentuale di azoto e di idrogeno solforato, ed alla subsidenza che può mettere a rischio la stabilità della diga del lago di Bomba e delle frane presenti sopra il bacino idroelettrico. Per controllare la subsidenza l’Agip ha effettuato misure nel 1976, ripetute poi nel 1978, nel 1980 e nel 1985, ed ha registrato movimenti anomali verso valle". Le criticità riscontare hanno convinto Agip a rinunciare al titolo minerario, inducendo il giacimento di Bomba a diventare un esempio "di riserva di idrocarburi non coltivabile per gli impatti ambientali".

"E' anacronistico che il Pnrr, che tra le 7 missioni annovera “Rivoluzione verde e transizione ecologica” e prevede lo sviluppo di fonti di energia rinnovabile, - viene aggiunto - stanzi fondi per sfruttare un giacimento di idrocarburi fossili, soprattutto se il progetto mette a rischio un grande impianto idroelettrico che produce energia da fonte rinnovabile da oltre 60 anni e lo potrà fare ancora per molto. Il giacimento “Colle Santo”, se sfruttato completamente, può garantire al massimo 7 giorni di fabbisogno nazionale di gas, mentre l’energia idroelettrica prodotta nello stesso sito è potenzialmente infinita".

"E' falso - si fa ancora presente - che il progetto della LNEnergy generi un combustile utile al miglioramento della qualità dell’aria! I benefici descritti sono relativi esclusivamente al gas naturale liquefatto (GNL) ricavato da fonti rinnovabili, quali biomasse e fanghi di depurazione. Se il Gnl viene prodotto da un giacimento di idrocarburi fossili non vi è alcun vantaggio, soprattutto se si tiene conto di tutte le emissioni che deriveranno dal processo di raffinazione di un gas così tanto contaminato come quello presente in Val di Sangro. L’invenzione del “Gnl a km 0” è l’ennesimo bluff, simile ai tanti visti in questi 14 anni" in cui diverse multinazionali hanno tentato di mettere gli artigli su Bomba. Il Km 0 nel settore agroalimentare identifica una filiera corta: prodotti che percorrono pochi chilometri hanno un minor impatto ambientale causato dai trasporti, nel contempo l'assenza di passaggi garantisce loro più freschezza, stagionalità ed economicità".

Peccato che le categorie della freschezza e della stagionalità "si addicano poco ad un combustibile fossile, le cui caratteristiche sono definite da rigide norme internazionali. Anche per la riduzione dei costi il Km 0 non si può applicare al Gnl: il suo prezzo è stabilito unicamente dal mercato".

Il contratto di ricerca con l’Università "d’Annunzio" Chieti-Pescara e l’istituzione di un comitato tecnico scientifico, "con il tentativo di coinvolgere anche gli enti locali per i promessi approfondimenti tecnico-scientifici, si sono rivelati una vera e propria presa in giro. Le attività sono iniziate a novembre 2023 ed il 9 gennaio scorso è stata presentata la Valutazione d’impatto ambientale. Quale emerito scienziato ha potuto riscrivere la storia in così breve tempo? La cieca ricerca dei profitti, ignorando le fragilità accertate di un territorio, riporta alla mente tragedie che non vogliamo rivivere!"  31 gen. 2024

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