Discariche veleni Bussi sul Tirino. 'A pagare la bonifica sia Edison'
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"Chi inquina paga": il Consiglio di Stato ribadisce il principio sancito da una direttiva europea. E lo fa con sentenza numero 3079 del 2019, appena pubblicata, con la quale viene stabilito, definitivamente, che la multinazionale Edison Spa deve provvedere alla bonifica di due dei siti contaminati da veleni di Bussi sul Tirino (Pescara).

Si conclude, così, un contenzioso che, da anni ormai, vedeva il colosso dell'energia contro la Provincia di Pescara, l'ente che, secondo il Testo unico ambientale, è l'organo dello Stato preposto a scovare le responsabilità amministrative in materia, e che, dopo lunghi accertamenti della propria polizia, ha, il 26 giugno 2018, emesso l'ordinanza nella quale ha individuato nel colosso dell'energia il responsabile della contaminazione del polo industriale di Bussi, per circa 25 ettari. Provvedimento, a cui ne è seguito un secondo del 19 dicembre 2019, contro cui la società ha presentato un ricorso dietro l'altro. Ora ecco il pronunciamento che chiude la vicenda. Contro Edison schierati pure Comune, ministero dell'Ambiente e Regione Abruzzo. La sentenza, di 27 pagine, apre ad interventi milionari, in aree situate sotto al paese e a monte del polo chimico, per risanare le discariche denominate 2a (di circa 12mila metri quadrati) e 2b (di 8mila metri quadrati).

Si tratta di terreni, ammantati da teloni verdazzurri a tratti squarciati dal tempo, disseminati di "arsenico, cromo esavalente, rame e zinco, mercurio, piombo, boro, idrocarburi", composti che causano tumori; e ancora, "tetracloruro di carbonio, esacloroetano, tricloroetilene, diclorobromometano…". "Sostanze accertate nel suolo e sottosuolo e nelle falde e riconducibili ai residui del ciclo dello stabilimento" quand'era fiorente attività produttiva. Dalla partita rimane fuori la discarica Tremonti, la prima venuta alla luce, definita la più grande d'Europa e che si trova sotto i viadotti autostradali.

Scrivono i giudici: "... D’altra parte, accedere alla tesi secondo la quale le contaminazioni “storiche” non potrebbero mai porre in capo al loro autore un obbligo di bonifica, determinerebbe la paradossale conclusione che tali necessarie attività, a tutela della salute e dell’ambiente, debbano essere poste a carico della collettività e non del soggetto che le ha poste in essere e ne ha beneficiato... Di talché, è del tutto ragionevole porre l’obbligo di eseguire le opere di bonifica a carico del soggetto che tale contaminazione ebbe in passato a cagionare, avendo questi beneficiato, di converso, dei corrispondenti vantaggi economici... L’ambiente, peraltro, è oggetto di protezione costituzionale diretta (art. 9) ed indiretta (art. 32), in virtù di norme non meramente programmatiche, ma precettive, che, pertanto, impongono l’ascrizione dell’illecito giuridico di ogni condotta lesiva del bene protetto... Ne consegue che il danno all’ambiente (inteso quale diminuzione della relativa integrità, anche mediante l’immissione, il rilascio o l’abbandono di sostanze non bio-degradabili) deve ritenersi ab imis ed ab origine ingiusto". 

"Non basta, negli anni, liberarsi di un ramo di azienda per sottrarsi agli obblighi di bonifica – commenta l’avvocato dello Stato, Cristina Gerardis –.  Chi inquina deve occuparsi del ripristino dei luoghi compensando la popolazione per quanto si è arricchito risparmiando sui costi ambientali". La sentenza giunge nel momento in cui Edison ha avviato, per poi interromperli a causa dell’emergenza Coronavirus, i lavori per il ripristino del capping di entrambe le discariche. “Ora – sostiene il sindaco Salvatore Lagatta - niente impedisce al ministero dell'Ambiente di dare avvio alla bonifica senza dare tempo alla società di trovare altre scappatoie o, peggio, di avanzare soluzioni alternative. Non ci sono più ostacoli o scuse: via agli interventi di ripristino".

Festeggiano i consiglieri regionali Antonio Blasioli (Pd) e Sara Marcozzi, dei Cinque Stelle, componenti della Commissione d’inchiesta sul Sin (Sito di interesse nazionale) di Bussi. “Finalmente un punto fermo del più grave disastro ambientale che si è perpetrato da noi - dice la pentastellata -. Stop ai rimpalli di responsabilità. I cittadini di Bussi e dell'intera Val Pescara aspettano giustizia. Hanno già pagato un prezzo troppo alto". "Edison ha purtroppo inquinato quelle zone, ed Edison deve provvedere a pulirle, a ripristinarle com'erano una volta. Ci auguriamo possa servire da esempio per tutti coloro che non rispettano la natura. Dobbiamo avere cura di queste nostre terre...", afferma la capogruppo Pd alla Camera, Stefania Pezzopane. Di "sentenza storica e cristallina" parla l'avvocato Matteo di Tonno, del foro di Bologna, legale della Provincia di Pescara.

"Evitiamo trucchi a favore di Edison: è noto che la società vorrebbe fare un suo piano di intombamento per ridurre costi. Il nostro territorio ha pagato un prezzo già salatissimo all'irresponsabilità delle imprese e all'ignavia della politica", tuona Maurizio Acerbo, segretario nazionale Rifondazione comunista - Sinistra europea -. Siano subito affidati i lavori e poi si mandi il conto a Edison", conclude. 

Gongolano pure gli ambientalisti. "Il ministero deve procedere celermente nell'avvio di tutte le attività tecniche - dichiara Augusto De Sanctis del Forum H2O -. Ovviamente saremo intransigenti: pretendiamo l'allontanamento dei rifiuti dall'area, come d'altro lato prevedeva il progetto dell'allora commissario Adriano Goio". Che è morto. "Questo è fondamentale, non devono esserci soluzioni parziali".

“Almeno la zona 2A e 2B sarà risanata senza incidere sui fondi pubblici, cioè di tutti i cittadini, e lo Stato potrà impegnare in altro modo, sempre a favore di questo territorio martoriato, quel che rimane dei 50 milioni a suo tempo stanziati - puntualizza il delegato Wwf Abruzzo, Filomena Ricci -. Cogliamo l’occasione per rimarcare, ancora una volta, come sia necessaria anche una indagine epidemiologica più approfondita, senza aspettare altre decine di anni".

"Chiariti definitivamente dubbi e controversie - dice Antonio Di Marco, ex presidente della Provincia di Pescara -. Certificato, così - prosegue - anche l’ottimo lavoro condotto dalla Provincia durante la mia legislatura, grazie alla consulenza legale strategica dell'avvocato Di Tonno, esperto di diritto dell’ambiente; alle responsabilità assunte con la firma dell'ordinanza da parte dell'avvocato Carlo Pirozzolo; alle indagini condotte dalla polizia provinciale guidata dal comandante Giulio Honorati. Questa sentenza sarà fondamentale anche per le sorti del sito ex Montecatini di Piano d'Orta (Pescara), anch'esso oggetto di una specifica ordinanza della Provincia".

Serena Giannico

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