C'è una nuova vicenda giudiziaria a contornare le megadiscariche di veleni di Bussi sul Tirino, in provincia di Pescara.
Essa tira in ballo il ministero della Transizione Ecologica con dirigenti del Mite indagati per omessa bonifica. Nel mirino della magistratura Giuseppe Lo Presti, Gaia Checcucci, Luciana Distaso ed Enrico Bentivoglio, del Provveditorato alle Opere pubbliche. Dopo le bocciature di Tar e Consiglio di Stato nuovi problemi per il dicastero di via Colombo riguardo all'annullamento della gara d’appalto per la bonifica delle discariche di scorie chimiche, tossiche e cancerogene, 2A e 2B, riportate alla luce intorno alla zona industriale del piccolo comune.
La gara, per cui si aspettava solo l'aggiudicazione, per 47 milioni, al consorzio di imprese Dec Deme, fu inspiegabilmente bloccata e cancellata, dal ministero, guidato allora da Sergio Costa, nel 2020. Mezzo Abruzzo è insorto, dato che si aspetta da un decennio gli interventi di ripulitura delle aree contaminate. Ci sono stati ricorsi alla magistratura civile, che ha bocciato l'operato del ministero e ritenuto la gara valida, e diversi esposti.
Il più corposo, 160 pagine di documenti, è stato presentato dal sindaco di Bussi, il rifondarolo Salvatore Lagatta che ora dice: "Spero che si faccia piena luce sulla vicenda sulla quale il Comune aveva presentato diffide e una denuncia a giugno dello scorso anno". Lo stesso fece la Stazione Ornitologica Abruzzese, con Augusto De Sanctis, con un corposo dossier. Gli accertamenti sono stati condotti dai carabinieri forestali e la Procura di Pescara ha aperto un'inchiesta, sfociata in diversi filoni, tra cui quello che riguarda il ministero, ora sul tavolo dei pm romani. 19 nov. 2021
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