Lanciano. Due figlie disabili, reddito misero e arriva pure lo sfratto
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Con l’angoscia che ormai l’attanaglia: "Non ce la faccio più… vogliono sbatterci fuori di casa".

Il 6 febbraio prossimo con un'intimazione di sfratto fra le mani dovrà presentarsi davanti al giudice. Solo che Natalia Bellovà, occhi lucidi, in casa non è sola. Con sé ha due figlie, due adolescenti affette da disabilità grave. La colpa di Bellovà, 47 anni, slovacca di nascita ma dal 2015 residente a Lanciano (Ch), è di non poter pagare più l’affitto nella casa nella quale si trova dal luglio 2019. "Ma non è che non voglio pagare - racconta ad Abruzzolive.tv, commossa - . Io lavoro part-time solo 4 ore al giorno per 4 giorni, le mie figlie hanno bisogno di continua assistenza, non ho nessuno che possa aiutarmi. Le mie figlie sono la mia vita, ci getteranno in strada? Che ne sarà di noi?” s’interroga mentre le figlie entrano nel soggiorno. F. e C., gemelle, 14 anni, nascono con problemi: è anche in corso con l’ospedale di Lanciano una controversia giudiziaria in seguito al parto.

Nate a 29 settimane, con parto naturale, dopo due mesi per loro la diagnosi terribile: grave disabilità, che in seguito a controlli diventa gravissima per F.. E ad 8 mesi per la bimba anche l’infausta sentenza della terapista: "Non camminerà...", soffre di tetraparesi spastica. Oggi è costretta su una sedia a rotelle. Per C. invece c’è da affrontare nel corso di questi anni diagnosi come emiparesi sinistra, lieve autismo e psicosi atipica. Un castello tragico di situazioni mediche, cartelle cliniche, assistenza. La situazione si aggrava quando Bellovà è costretta a trasferirsi dal paese dove abitata, Bomba (“nella nostra condizione siamo stati aiutati tantissimo dal sindaco Raffaele Nasuti”), in seguito a burrascosi rapporti col marito, dal quale divorzierà nel 2018.

"Il mio ex marito non ha mai accettato la condizione delle figlie e io sono rimasta sola". Sola ma con un cuore immenso. Perché protegge le figlie da ogni situazione avversa. A Bomba la Bellovà lavora in una cooperativa facendo assistenza agli anziani in casa. Decide però di trasferirsi a Lanciano. "Non potevo più rimanere lì, tralascio la situazione con il padre delle mie figlie, meglio tacere". A Lanciano i servizi sociali del Comune le assicurano sostegno: "Prima di fare un passo così importante mi sono sincerata della situazione". Inizia a lavorare come sarta a casa, poi part-time in un centro di riabilitazione. E la retribuzione non basta. Ci sono 400 euro del Comune che aiutano però, fanno la differenza. Nel 2019, a causa della prospettata vendita dell’appartamento dove vive, trova alloggio in un altro appartamento. "Pago 550 euro al mese più le spese di condominio". L'abitazione viene modellata secondo le esigenze delle ragazze: larghi spazi, attrezzi, carrozzine, ausili per la fisioterapia ecc... Più le ragazze crescono e più aumentano le spese: "Mia figlia C. necessità di fare terapie in una piscina a Chieti scalo, poi ci sono visite specialistiche". Soldi a fiumi, prestazioni mediche costose, viaggi anche in ospedali fuori regione. Anno dopo anno aumentano i controlli in seguito alla crescita. E non avete alcuna agevolazione? "Il Comune ci garantisce due trasporti gratis fuori Lanciano, in città gratis e un trasporto gratuito fuori regione all’anno". E a casa? I Servizi Sociali ci sono vicini, tutti i giorni: un'ora al giorno c’è un assistente".

Per la sua condizione clinica F. usufruisce dell’accompagnamento da parte dell’Inps per 520 euro mensili, "che si azzerano con l’affitto…"; mentre C. non usufruisce di alcun accompagnamento. Davvero? "Sì, ogni volta che fa la visita all’Inps le viene negato, ma ogni volta che viene visitata privatamente il medico mi dice: "Com’è possibile che non abbia l’accompagnamento?’"

C. usufruisce solo di 300 euro mensili quale indennità di frequenza (è una prestazione a favore degli invalidi civili minori d'età, elargita come sostegno economico per l'inserimento scolastico e sociale). Polvere in una situazione drammatica.

Ma non c’è nessun impegno del suo ex-marito verso le figlie dalla sentenza? "Lui non lavora, qualche volta dei soldi, 300 euro, sono arrivati ma sono briciole in questo mare di problemi".

A maggio del 2022 arriva la "sorpresa": per un cambio normativo i 400 euro che il Comune di Lanciano elargiva a F. viene stoppato, questa la motivazione: "non è in possesso dei requisiti previsti". Bellovà mostra le carte, è scritto testuale. La lettera del Comune chiude con un "quanto sopra per dovere d’ufficio". "F. chiaramente ha il sostegno a scuola, adesso ha anche crisi epilettiche…". Inizia pure la trafila degli psicofarmaci. Da quel diniego del Comune per questa famiglia inizia la difficoltà finanziaria più dura tant’è che nello sfratto la morosità inizia proprio da aprile. E si protrae per mesi fino a pochi giorni fa quando le viene recapitata la sentenza.

C’è la strada degli alloggi popolari però… "Macchè, ho fatto domanda nel 2016, poi nel 2017, 2020 e 2021, per la graduatoria. Niente, a volte non ci spetta, a volte non scorre la graduatoria, mi dicono di tutto".

A volte Natalia parla sottovoce, attende, "perché non voglio turbare la vita delle mie figlie, loro devono splendere di serenità in questa situazione". E mentre andiamo via... "Aspettate un attimo. Vedete l’aumento dei prezzi? Per noi è dura. Da mesi devo scegliere carne a basso prezzo, alimenti a prezzi contenuti, ma non posso dirlo alle mie figlie. Io rinuncio io per loro". Ci saranno valide ragioni giuridiche per sfrattare Natalia e le sue figlie. Forse ci saranno più valide ragioni umane per evitare che ciò accada. 03 feb. 2023

ALESSANDRO DI MATTEO

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