Covid. Stefano Suriani: 'La mia esperienza da contagiato-disagiato'
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"Nella sua fastidiosità, perché per fortuna non ho avuto sintomi particolari, l'esperienza del Covid mi ha insegnato tanto".

Esordisce con ironia Stefano Suriani, di Vasto (Ch), giornalista, sulla propria Facebook nel raccontare la sua esperienza "di contagiato-disagiato da Covid-19, come milioni di italiani".

Virus contratto, "seppur in forma lieve, viste le tre dosi di vaccino assunte", che "orgogliosamente" rivendica. Si racconta dopo l’agognato tampone negativo che lo ha riportato "in comunità", dicitura "che - afferma - sa tanto di ritorno tra i "buoni e i giusti", dopo l’espiazione di una colpa o di un castigo. Invece si tratta di malattia".

"Sono passati due anni dall'inizio della pandemia - spiega -, ma sembra che siamo al giorno zero. L'aver fatto tre dosi di vaccino mi ha consentito di prendere il contagio in forma lieve, con la sola voce "più sensuale",- scherza -. Un raffreddore appena accennato e zero febbre; è evidente che sono sempre più un sostenitore dei vaccini e della prevenzione tutta. Esperienza che mi ha confermato che si ride in compagnia, ma si "piange" soli; mi ha confermato che i "cavoli" sono di chi li ha, tanto a parole ci sono tutti, ma la realtà è ben altra; mi ha confermato che ho amici che a me ci tengono".

"La Asl - afferma - ti chiama il primo giorno e poi "puoi anche morire". Alla Asl che mi ha contattato il lunedì, dopo il tampone positivo della domenica, effettuato solamente perché alcuni amici che frequentavo giorni prima erano risultati positivi, ho da subito detto che non avevo sintomi, ma contestualmente ho avvisato che vivevo solo, quindi isolato e solitario. Loro mi hanno detto, per risposta, di rifare un tampone, "quello di riuscita" , domenica 27, e poi nulla. Nessun altra chiamata. Nel frattempo, per sette giorni, ha regnato il silenzio assoluto, circostanza che mi ha portato a pensare che se accidentalmente fossi deceduto per male improvviso, nessuno se ne sarebbe accorto. Lo stesso se fossi improvvisamente peggiorato. E, immediatamente, mi sono posto nelle vesti di un eventuale signor Rossi di uno dei tanti borghi d’Abruzzo, magari anziano e solo, poco social e tecnologico... Lasciato al proprio destino...".

"Dopo il secondo tampone positivo - riferisce - mi sono confrontato con la confusione più assoluta. Ho contattato guardie mediche e farmacie,  per capire come muovermi, che fare, ricevendo una lotteria di risposte. Alla fine mi sono affidato all’amico informato, oppure a chi la sventura l’ha già vissuta, visto che i numeri telefonici Asl a cui rivolgersi non ci sono e/o da essi non si riceve risposta. Questo stato di caos, - rimarca -, secondo me e a ragion veduta, porta alcuni a non recarsi in farmacia per fare il tampone (a 15 euro), ma a monitorarsi acquistando il test ( a max 5 euro) e facendolo a casa, così non esponendosi". E amaramente conclude: "Se non si verrà chiamati dal buon Dio, e diventeremo anziani, sarà questa l’attenzione che ci verrà riservata?"

Stefano ci saluta così: "Tutto è bene quel che, almeno al momento, finisce bene. E se non fosse finita bene? Sarei stato solo un numero in più tra i decessi in un bollettino quotidiano". 30 marzo 2022

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