Addio a padre Lorenzo: una vita per i giovani e per il Vangelo. 'Ora so come sarà il mio funerale'
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"E' stato il padre di tutti", è una voce che s'insinua e che si rincorre tra quanti lo conoscevano. 

E' interminabile la fila di fedeli che gli rendono omaggio. I visi sono attraversati da lacrime. Perché la morte di padre Lorenzo, 90 anni, a Chieti e a Lanciano ha lasciato il segno. La camera ardente nella chiesa di Mater Domini, nel capoluogo di provincia, quella che è stata, per il servizio sacerdotale, la sua ultima meta. Ed è un tutto “ti ricordi quando…”, di voce in voce, fra preghiere e immagini stampate nella memoria.

Sì, è un mondo di ricordi quello che la sua morte spalanca. I social sono inondati da foto e messaggi per “lu frat con la barba bianca”. Perché padre Lorenzo ha lasciato un segno immortale in due comunità, quella di San Pietro a Lanciano e quella di Mater Domini a Chieti. Dove non poté il calcio (per una rivalità sportiva) poté la fede. Un gemellaggio spirituale.

Le ultime ore. Nelle scorse settimane, a causa di una salute precaria, si era preparato al grande passo verso il Mistero. Dapprima chiamando alla sua assistenza notturna i “ragazzi di San Pietro”, poi i suoi cari, i fratelli Mario, Luciano e Renato insieme ai nipoti. Davanti al suo letto è arrivato anche il vescovo di Chieti-Vasto monsignor Bruno Forte. E poi l’ultima messa mercoledì sera, l’eucarestia, l’unzione degli infermi. Lucido fino alla fine. Poi… il lento volgere lo sguardo "a chi gli vuole bene, Gesù e Maria”, ha detto.  Ore di sospensione fra Cielo e terra. Ieri mattina, alle 7.25, con la stretta di mano al confratello padre Raffaele e alla presenza di uno dei “ragazzi di san Pietro” padre Lorenzo se n'è andato. Amato da tutti.

I ricordi. Sono quelli che hanno segnato la vita di intere generazioni. E' l’11 febbraio 1958 quando Giustino Polidoro diventa frate Lorenzo. Passano pochi anni e il 7 febbraio del 1965 a Lanciano, in una chiesa costruita fuori dal centro città, quattro giovani frati vengono accolti da una bufera di neve: padre Urbano, padre Bernardo, il cuciniere Egidio e lui, padre Lorenzo. Vengono rifocillati dai parrocchiani. E' solo l’inizio di un freddo inverno per un’avventura calda di fede e comunità. Nominato poco dopo parroco, padre Lorenzo diventa la guida di una comunità (foto); più tardi, grazie ad un’azione pastorale a 360 gradi, di una città. Anticipa di decenni "la Chiesa in uscita" di papa Francesco, perché la sua azione pastorale (unita a quella del confratello padre Bonaventura) è quella dell’ascolto, dell’inclusione. Del cammino a braccetto.

Il quartiere dei Cappuccini si sviluppa sotto la sua guida umana e pastorale. La parrocchia diventa un’attrattiva, “una palestra di vita”. Accanto alla chiesa una semplice rete da pallavolo diventa l’epicentro di intere generazioni di giovani. Agli inizi degli anni Settanta infatti nasce la Spal Volley (mentre padre Giacomo da poco arrivato dà vita alla Spal Calcio). Sacerdoti che si occupano di “cose del mondo”, una rivoluzione da scandalo. Ma padre Lorenzo è frate di frontiera. Non naviga nelle certezze del clericalismo di facciata, abbraccia le aperture del Concilio Vaticano II, “è necessario prima fare l’uomo e poi il cristiano” ripete con insistenza nelle sue catechesi. A metà degli anni Settanta, con il contributo dei suoi parrocchiani s’inventa “un luogo dove attrarre giovani, crescere nell’educazione alla fede”, dove d'estate ritrovarsi tutti insieme.

Prima di tutto i ragazzi. E in uno sperduto terreno, in quel di Rosello (Ch) getta le basi per l’Ostello della gioventù” (foto), è una casa per un ritrovo estivo per gruppi parrocchiali. Nel 1981, grazie al contributo fattivo di imprenditori, artigiani, parrocchiani viene inaugurato l'Ostello, che rimarrà un’esperienza indimenticabile per centinaia di giovani. Manon solo ritiri spirituali, all’Ostello della gioventù, in un luogo incantevole, accorreranno squadre di volley, di calcio, ritiri di anziani. Nascono amori, esperienze di vita, i primi passi verso “la vita che si fa carne”. Da fine giugno a metà settembre Rosello diventa una meta di tanti da Lanciano. E non solo. Ancora oggi quelle mura conservano ricordi indimenticabili.

La pallavolo. A metà degli anni 80, la passione per il volley raggiunge il top: diventato presidente onorario dell’“Allegrino volley”, nella mitica palestra “dei Funai” lo si vede in panchina a spronare i ragazzi giunti al campionato di serie A2. Per la città di Lanciano è un risultato eccezionale.

"La gioia del Vangelo". La parrocchia di San Pietro, anno dopo anno, diventa un’agorà per tutta la città. Diversi sacerdoti sono scontenti della sua azione pastorale perché da ogni dove alla messa delle 10 e quella della 11.30, dove predica, è un’affluenza continua di gente: “Vado a San Pietro, vado sentire la predica di padre Lorenzo”. Avanti troppo con i tempi fa trasmettere la messa alla neonata radio Spal e successivamte a TVL, la tv parrocchiale. Settimanalmente fra catechesi, incontri di preghiera (per anni quella del giovedì alle 21 attrae centinai di persone) e giovani che scoprono "la gioia del vangelo", la parrocchia di san Pietro è cardine di iniziative umane e spirituali. Vangelo ed umanità, ascolto e cammino di vita, azione pastorale e messaggi di speranza diventano i  “cavalli di battaglia” di padre Lorenzo. C’è la profondità della fede, la semplicità e la cura del docente che naviga nelle classi di ragazzi (padre Lorenzo varca, fra gli anni Settanta e Novanta diverse scuole della città in qualità di docente di filosofia e pedagogia, dal liceo classico "Vittorio Emanuele" all’istituto magistrale “de Titta”), la franchezza di chiamare le cose con il proprio nome. Il Vangelo senza sconti. Salvando l’uomo, la sua fragilità: l’uomo non è il suo peccato. “Era capace di esprimere una Fede potente a volte quasi laica, mai catechistica o didascalica, sempre con parole moderne ritagliate per chi aveva dinanzi che erano medicamento e cura per le anime. Così come le sue omelie, semplici, profonde, toccanti”.

L'ascolto. Soprattutto in lui i lancianesi vedono una disponibilità sconfinata all’ascolto delle persone, delle coppie con problemi, dei poveri, degli ultimi: diventa un punto di riferimento per tutta la città. San Pietro diventa, con padre Lorenzo, la parrocchia di Lanciano. E' un fermento di iniziative sociali, spirituali, pastorali che mette al centro l’uomo ad attrarre i cittadini di Lanciano: “Non ho mai detto ad una persona di entrare in chiesa” confida più volte ai suoi ragazzi. Non ce n’era bisogno. Perché la testimonianza era un’attrattiva per il più incallito miscredente. Quando lo incontravi non eri più lo stesso perché era una figura che superava il quartiere dei Cappuccini. Lo amavi perché ti aveva “guardato dentro quel mondo di preoccupazioni, di sofferenza, di gioie non compiute” oppure lo detestavi perché ti aveva lasciato con una frase che ti aveva scontentato. Ma a distanza di anni ti ricordavi che era stato profetico. Organizza annualmente i viaggio a Lourdes, a luglio, poi ad agosto una gita più turistica. E' un pienone di gente.

Il trasferimento a Chieti. Nel 1995, in pieno fermento pastorale, il 20 luglio, una terribile notizia si abbate nella sua parrocchia: “per la regola dell’itineranza fra i frati padre Lorenzo è trasferito a Chieti”. L’ordine dei Cappuccini, d’accordo con monsignor Enzio D’Antonio, allora arcivescovo di Lanciano-Ortona, decide il trasferimento, dopo 30 anni di permanenza a Lanciano. Per 40 giorni la parrocchia protesta con iniziative e incontri. Sale la tensione. Padre Lorenzo obbedisce. In piedi. E i suoi parrocchiani, comunque, non accettano la pelosità clericale, l’ipocrisia di un mondo da sempre combattuto con carità e verità. il 24 settembre viene organizzata la sua ultima messa: una chiesa stracolma è tutta per lui, sarà necessario un maxischermo per poter partecipare: "Ora so cosa sarà il mio funerale" dichiara con il cuore in tumulto.

Un’altra avventura. Dopo il trasferimento a Chieti, il 10 settembre, in un’anonima parrocchia del centro, Mater Domini, dove vi è un convento dei Cappuccini, celebra la sua prima messa alle 10: ci sono 12 persone. E' un colpo al cuore. Ma dove si è più in basso si ha solo la possibilità di risalire. Per padre Lorenzo è l’inizio di una nuova avventura. Nel giro di pochi mesi, una parrocchia sconosciuta diventa un centro spirituale di riferimento per tutta Chieti. Padre Lorenzo è l’attrattiva di Lanciano e Chieti, gli amici vecchi e nuovi lo supportano nella sua azione pastorale: il Vangelo al centro della vita, senza escludere nessuno. Chieti scopre un "suo" figlio e lo abbraccia inondando ogni domenica (e settimanalmente) la chiesa di Mater Domini. Miscredenti, "diversamente" credenti, gente lontana dalla fede timidamente rientra in quella chiesa abbandonata da decenni. Ascoltare padre Lorenzo significa rimettersi in cammino.

Lanciano che lo porta sempre nel cuore ha risposto prontamente alla sua morte: l’amministrazione comunale, a guida del sindaco Filippo Paolini, ha deciso di intitolare, con una inaugurazione nelle prossime settimane, il campo da calcetto e l’annesso giardino, attigui alla chiesa di san Pietro, a padre Lorenzo. Per restare ancora fra i suoi amici, fra la sua gente, fra i suoi parrocchiani. 23 dic. 2022

ALESSANDRO DI MATTEO

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