Strage nazista di Pietransieri: la Germania condannata a risarcire

Dopo 13 anni, arriva il riconoscimento di una verità storica. 

La Corte d’Appello dell’Aquila ha condannato la Repubblica Federale di Germania, i ministeri tedeschi degli Esteri, delle Finanze e degli Affari esterni della cooperazione internazionale a pagare i danni, per circa 4 milioni di euro, a 26 parenti delle vittime della strage di Pietransieri, a Roccaraso (Aq), che in precedenza erano stati esclusi dal risarcimento.

Indennizzi, per la perdita di vite, quindi, per tutti gli eredi delle vittime "per i danni subiti per l’eccidio commesso tra il 16 e il 21 novembre 1943 ad opera dei soldati appartenenti alla XI Compagnia del III Battaglione del I Reggimento della I Diviione paracadutisti, sotto il comando del LXXVI Corpo d’Armata tedesco, quando furono trucidati 128 abitanti inermi (tra i quali 60 donne e 34 bambini al di sotto dei 10 anni) della frazione di Pietransieri, a Roccaraso (Aq), salvandosi unicamente Virginia Macerelli, all’epoca 6 anni, nascosta e protetta dalle vesti e dallo scialle della madre".

Complessivamente questa vicenda, di matrice nazista, costa alla Germania circa 15 milioni di euro, considerando anche le precedenti decisioni dei giudici che hanno risarcito altre parti civili. "Soddisfazione - dice il sindaco di Roccaraso, Francesco Di Donato - per questa sentenza. Erano anni ed anni che aspettavamo, insieme agli eredi delle vittime". A curare i ricorsi gli avvocati, esperti del settore, Monica Oddis, Lucio Olivieri e Samanta Le Donne.

L’iter giudiziario è stato complesso, come spesso accade per crimini di guerra. Iniziato nel 2011, il Tribunale di Sulmona nel 2017 ha riconosciuto la responsabilità della Repubblica Federale di Germania, come successore del Terzo Reich.

Inizialmente una parte di congiunti è stata però esclusa dal risarcimento dalla Corte d’Appello, asserendo che mancassero le prove per dimostrare la qualità
di erede. La faccenda è, quindi, approdata davanti alla Cassazione, che ha accolto le istanze, mettendo nero su bianco che "le richieste di risarcimento possono essere evase anche in maniera individuale e non per forza collegiale", aprendo le porte di fatto a tutti i richiedenti.

Ma c'è voluto altro tempo per arrivare alla pronuncia di ieri della Corte di Appello dell’Aquila che ha stabilito che il diritto al risarcimento non dipende dalla convivenza tra le vittime e i loro familiari, ma "dall'affetto e dalla profondità" del legame. Ha quindi assegnato un valore ad ogni vittima, calcolando la somma in base ad età, grado di parentela, convivenza e numero di sopravvissuti.

Storie devastanti di famiglie distrutte, come quella di un uomo che ha perso la sorella, di 35 anni, e gli otto nipoti, figli di lei. I bimbi avevano dai 3 mesi ai 12 anni. 

La sentenza parla di "particolare condizione storica postbellica, caratterizzata da una diffusa povertà e da peculiare contesto sociale (le vittime, pastori e contadini, appartenevano a un piccolo abitato, composto da quattro casolari in una zona boschiva di montagna) che sono elementi che rafforzano i normali rapporti di solidarietà familiare".

Al Comune spetteranno 1,6 milioni Tutte le somme saranno erogate attraverso un fondo
specifico, del Pnrr, che ha stanziato 61 milioni per i crimini nazisti. 10 dic. 2024

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