Nulla che possa far ritenere verosimilmente che Anna Maria D’Eliseo si sia tolta la vita, impiccandosi.
Nel garage-cantina della casa di famiglia, in contrada Iconicella, i carabinieri della Compagnia di Lanciano, giunti per primi nella villa, e quelli della Sezione investigativa scientifiche del Comando provinciale di Chieti, il 15 luglio 2022, non hanno rilevato travi, ganci e nemmeno crepe sul soffitto al di sopra del punto in cui è stata trovata morta la collaboratrice scolastica di 60 anni, che avrebbero potuto offrire un ancoraggio a fili elettrici, che sarebbero stati usati per uccidersi. Non regge, per gli investigatori, il racconto del marito Aldo Rodolfo Di Nunzio, 72 anni, ex ispettore dei vigili del fuoco, detenuto nel carcere di Castrogno, a Teramo, dallo scorso 11 gennaio, con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Secondo lui, la moglie si sarebbe uccisa. Nessun segno di colluttazione sulla D’Eliseo, e nemmeno oggetti, i tanti presenti del garage-cantina, fuori posto che potessero far pensare a un litigio tra la vittima e il marito.
Questo, in sintesi, quanto emerso nella seconda e importante udienza in Corte d’Assise a Lanciano - presidente Giovanni Nappi, giudice a latere Maria Rosaria Boncompagni - nel corso della quale sono stati sentiti il brigadiere del nucleo operativo radiomobile dei carabinieri di Lanciano, Andrea Di Risio; il maresciallo della Servizio Sis di Chieti, Marco De Donno, e il capitano Lidia Lombardi, vice comandante del Reparto investigazioni del Ris dei carabinieri di Roma. In aula, riferiscono la scena davanti alla quale si sono trovati al loro arrivo nella casa di Iconicella, e dei dubbi che hanno nutrito da subito sulla fine della donna. Hanno mostrano foto e filmati, girati nell’immediatezza del fatto, all’interno del garage e della D’Eliseo stesa sul pavimento, con evidenti segni sul collo, che non sarebbero riconducibili a una impiccagione.
“Siamo arrivati dopo una telefonata del Di Nunzio nella villetta di Iconicella e nella rimessa abbiamo trovato il corpo di lei. Il marito ci ha detto che s’era impiccata ma a noi è parso che quella versione non fosse credibile – racconta il brigadiere Di Risio -. Abbiamo iniziato a fare i primi rilievi e nel frattempo abbiamo chiesto l’intervento del Sis. A terra abbiamo trovato un filo con le estremità ripiegate – aggiunge Di Risio – e ci ha insospettito ulteriormente”. Rispondendo poi alla domanda se sulle mani del Di Nunzio vi fossero delle tracce del rivestimento di plastica del cavo, il brigadiere ha precisato che gli arti dell’uomo “sono quelle di un agricoltore, difficile quindi stabilire se vi fossero parti del filo elettrico”.
La Scientifica dei carabinieri, appena giunta a Iconicella, ha filmato il garage, dall’ingresso fino a dove si trova la D’Eliseo, in fondo alla rimessa, in un luogo appartato. Sono stati ripresi i particolari, e soprattutto il soffitto. Le immagini proiettate in aula confermano l’assenza di punti che avrebbero consentito alla donna di togliersi la vita. “Abbiamo trovato delle ragnatele integre vicino ad un gancio e in un mattone forato, sulla volta – racconta il maresciallo De Donno -. Lo abbiamo ispezionato ma nulla ci ha fatto ritenere che al suo interno fosse passato qualcosa. Tra l’altro, a terra, non c’erano frammenti del laterizio”. Il maresciallo del Sis, ha poi precisato di non aver trovato nella rimessa un cordless, apparecchio che Di Nunzio ha usato quando ha chiamato il 112.
Gli avvocati Alberto Paone e Nicola De Fuoco, che difendono l’ex ispettore dei vigili del fuoco, hanno puntato molto sulla posizione delle telecamere esterne della video sorveglianza, e sulla distanza tra gli impianti e il punto in cui è stata rinvenuta la D’Eliseo. Insistono su questo particolare per smontare uno dei punti forti dell’accusa, sostenuta dal pm Mirvana Di Serio, cioé l’audio in cui si sentirebbe una voce femminile invocare “"No, no, lasciami, no. Lasciami”. Il collegio di difesa, attraverso la perizia commissionata al fonico forense Marco Perino, sostiene invece che la voce sarebbe di un uomo che grida: "Guarda me". Le distanze tra gli impianti e il luogo in cui è stata trovata morta la Di Nunzio, assumono un certo valore processuale per rendere credibile l’una o l’altra versione delle perizie. Non solo... Paone e De Fuoco, hanno pure ipotizzato la possibilità che la donna si sia tolta la vita unendo due cavi elettrici, ancorandoli ad un gancio posto in alto, su una parete, a poca distanza da dove è stata trovata morta. Un particolare quest’ultimo al quale il capitano Lombardi del Ris, che ha analizzato cinque metri di filo elettrico di 2,5 millimetri trovato nel garage, stabilendone marca e resistenza (esclusa la possibilità di sopportare i 75-77 chili di peso della donna) ha riposto in maniera lapidaria: “Noi al Ris non lavoriamo su ipotesi”.
Prossima udienza l’11 ottobre, quando saranno sentiti i cinque figli della coppia, costituiti parte civile e assistiti dell’avvocato Elisabetta Merlino, insieme all’associazione frentana Dafne, altra offesa nel giudizio, rappresentata in aula dal legale Pina Benedetti. 05 lug. 2024
FILIPPO MARFISI
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