Cinque pacchi bomba, che si sono rivelati falsi, ma che sono stati comunque fatti esplodere dalle forze dell'ordine che, per alcune ore, hanno blindato la città. E poi messaggi minatori nei confronti del pm Rosangela Di Stefano.
Indagini a spron battuto su quanto accaduto ieri mattina a Pescara. Il magistrato preso di mira, dopo quanto accaduto, viene costantemente seguita negli spostamenti. Contro di lei, disseminati sui portoni, un foglio con su scritto: "Oggi salteranno in aria quattro palazzi simbolo della città grazie al l'arroganza di un pm che crede di fare carriera sulla pelle della gente e sulle ingiustizie. Rosangela Di Stefano non una persona una bestia. Il primo palazzo casa sua, poi il tribunale e altri due che faranno una strage".
I primi accertamenti hanno portato all'iscrizione di una donna nel registro degli indagati. Si tratta di Daniela L. R., 46 anni, di origini pugliesi da tempo residente a Pescara. Su di lei pendono i reati di procurato allarme, minacce e interruzione di pubblico servizio. Sono stati perquisiti la sua abitazione e l'ufficio.
L'inchiesta al momento è in mano alla Procura di Pescara ma presto, dato che c'è di mezzo un magistrato, passerà a quella di Campobasso.
Dai filmati delle telecamere di videosorvegliaza, si vede una figura vestita di nero e potrebbe essere una donna. Ieri la sospettata era attesa in tribunale per il processo nel quale è accusata di avere tentato, nel 2016, di uccidere il secondo marito, in concorso con il figlio, somministrandogli a sua insaputa un potente farmaco anti-coagulante, il Coumadin.
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