Omicidio Torino di Sangro. Massacrò la moglie a legnate: Giannichi condannato a 22 anni di carcere
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Ventidue anni di carcere a Domenico Giannichi, 71 anni, di Torino di Sangro (Ch), per aver assassinato la moglie Luisa Ciarelli, di 65 anni.

La condanna, per omicidio volontario, è stata inflitta dalla Corte d'Assise di Lanciano (Ch), presieduta da Massimo Canosa, giudice a latere Maria Rosaria Boncompagni. Per l'imputato anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e legalmente. Aggravanti, rapporto di coniugio, e attenuanti, crudeltà e futili motivi, si sono equivalse. Accolta la richiesta di pena base del procuratore di Vasto, Giampiero Di Florio. Il difensore, Alberto Paone, aveva chiesto invece la derubricazione in omicidio preterintenzionale e l’assoluzione per totale incapacità di intendere e volere. 

La Corte ha inoltre riconosciuto a Giannichi il vizio parziale di mente, come accertato dal perito, lo psichiatra e criminologo Raffaele De Leonardis. La perizia conclude che il pensionato è affetto da "depressione maggiore con manifestazioni psicotiche congrue e incongrue all’umore, in associazione col disturbo di adattamento e marcati elementi ipocondriaci, ossessivi e compulsivi di entità e natura tale da scemare grandemente la propria capacità di intendere e di volere". Inoltre non è persona al momento socialmente pericolosa.

L’imputato, contumace, aveva già ottenuto il regime degli arresti domiciliari nella casa di cura "Il Quadrifoglio" di Rosello (Chieti) e è stato preso in carico dal Centro di salute mentale di Lanciano.

La donna è stata ammazzata nel novembre 2019. I due erano usciti con la loro Fiat Panda per andare a fare la spesa. In via Montesecco, a circa 1.200 metri dal centro di Torino di Sangro, è scoppiato un diverbio, per le condizioni di salute di lui. La lite si è accesa, tanto che lei è scesa di corsa dall'auto ed è fuggita nella boscaglia attigua alla strada. Il marito l'ha rincorsa; ha afferrato un pezzo di un tronco spezzato e, mentre lei scppava, scendendo un pendio, l'ha colpita ripetutamente sulla testa, da dietro, specie sulla regione occipitale.

Giù botte, la malcapitata è caduta e si è rialzata. Raggiunta di nuovo dal coniuge è stata ancora bastonata, anche al volto, con un ramo, fino alla frattura delle ossa nasali. Infine l'uomo ha esercitato una forte e violenta pressione al collo fino a strozzarla. Giannichi l'ha lasciata lì insanguinata ed è tornato a casa, da dove ha avvertito familiari e carabinieri. "L'ho uccisa - ha detto -, la trovate infondo alla strada".

Contro la sentenza la difesa preannuncia ricorso in Appello. 18 mar. 2022

Walter Berghella

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